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LETTERA APERTA AL PARLAMENTO ITALIANO: IL PARLAMENTO NON DIA IL VIA LIBERA ALLA VENDITA DELLE ARMI ALL’UCRAINA

 

Signori Onorevoli Deputati,

in questo momento storico per i destini dell’umanità e della nostra Patria, come cittadino, Vi supplico di non dare ascolto alle sirene delle guerra che, sembrerà strano, cantano, non solo da Est, ma, a quanto pare, anche da Bruxelles.

Infatti se è fuor di dubbio che il nostro Paese debba rispettare rigorosamente l’Art. 11 della Costituzione - il quale recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” - è altresì vero che il Bel Paese ha degli obblighi nei confronti dei propri alleati e degli altri Paesi UE, ma non con le Nazioni escluse dalle sopracitate organizzazioni.

In altri termini, con i Paesi che non sono né nostri alleati ufficiali, né facenti parte dell’Unione Europea, dovrebbe valere sempre e comunque la realpolitik su ogni altra considerazione, cioè dovremmo fondare i nostri interventi esclusivamente sugli interessi del nostro Paese e sulla realtà (interna o internazionale) del momento e non sui sentimenti, le ideologie, o peggio ancora i soli principi.

Nel caso specifico l’Italia ha ottimi relazioni sia con l’Ucraina, sia con la Federazione Russa, ma è altresì vero che, tra i due Paesi pocanzi citati, i rapporti più antichi e duraturi, oltre che più forti, il nostro Paese li ha con la Russia.

Tra le Nazioni dalle quali importiamo ciò di cui abbiamo bisogno, la Russia risulta essere all’ottavo posto mentre l’Ucraina si colloca alla trentesima posizione. Se osserviamo, invece, le esportazioni scopriamo che Mosca acquista beni dall’Italia per circa 7 miliardi di Euro mentre Kiev solo 1,9 miliardi.

In altri termini sarebbe molto lesivo per noi favorire l’Ucraina a discapito della Federazione Russa.

Il tema delle sanzioni e delle relative contro sanzioni, le abbiamo già sperimentate fino a pochi giorni fa e non mi sembra che abbiano in alcun modo fiaccato il Presidente Putin, semmai hanno fatto grande danno al nostro export, soprattutto nel settore agroalimentare.

 

 

Oggi, con le nuove sanzioni, faremo un immenso danno:

  • Al nostro bisogno di approvvigionamento energetico, dipendiamo infatti per il 46% dal gas russo;
  • Al nostro bisogno di approvvigionamento di granaglie per la produzione di pasta ed altri prodotti da forno, importiamo infatti dalla Russia oltre 100 milioni di kg di grano;
  • A tutte le altre nostre esportazioni fino ad oggi non sanzionate;
  • Al nostro sistema Bancario, dove Unicredit, uno dei maggiori gruppi bancari italiani, è esposta in Russia per ben 14,2 miliardi di Euro.

Se ciò non bastasse tenete conto che le relazioni bilaterali Italia - Federazione Russa, faticosamente ricostruite dopo la Seconda Guerra mondiale hanno fatto si che il nostro Paese fosse il più spregiudicato nel blocco occidentale e questo ci ha garantito una reale e ineguagliabile autonomia energetica e geopolitica.

Lo dobbiamo certamente alla lungimiranza ed al senso della Patria di uomini come Enrico Mattei, morto, è bene ricordarlo, proprio per garantire questa nostra libertà ed autonomia ed alla realpolitik di politici come Giulio Andreotti e Bettino Craxi.

Oggi, noi, con l’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina, stiamo distruggendo tutto il lavoro fatto in 70 anni di politica estera; un azione che, definirla autolesionistica, sarebbe solo un eufemismo.

È incredibile rendersi conto di come e quanto, il Parlamento italiano abbia la memoria così corta.

Quante volte la Russia ci è venuta in contro?

Voglio solo ricordare, a questo importante consesso:

  • Il contributo immenso dato dalla Russia di Putin nella ricostruzione della città dell’Aquila a seguito del sisma del 2009;
  • La mano prestata, dal Cremlino, all’allora Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la Conferenza per la Libia di Palermo, quando, mentre i nostri alleati ufficiali (Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna) disertavano l’incontro, spuntando così la nostra azione diplomatica, la Russia, con una delegazione di tutto rispetto, si presentò all’appuntamento insieme al Generale Khalifa Haftar, salvandoci così la faccia;
  • L’incredibile contributo di uomini e mezzi, ben 17 aerei, durante la prima fase della Pandemia, dato gratis et amore dei, in sostegno della già flagellata popolazione di Bergamo.

Dov’è finito dunque lo spirito di Pratica di Mare?

Possibile che l’Italia da colomba si stia trasformando in falco?

Per fare poi cosa?

Solo danno a se stessa!

Quando c’era da inviare uomini, armi e mezzi al legittimo Governo di Serray, come da Tripoli richiestoci, non l’abbiamo fatto, ci siamo infatti limitati a mandare un ospedale da campo a Misurata, aprendo così le porte della Tripolitania ad Erdogan, ora invece che l’invio delle armi sarebbe palesemente contro i nostri interessi ci ostiniamo nel farlo come se non fossimo capaci di comprendere ciò che sta accadendo.

Per tutto quanto questo torno a supplicarVi Onorevoli Deputati: Votate NO all’invio delle armi in Ucraina.

L’Italia se in nome dell’Art.11 deve astenersi dal favorire la guerra, deve altresì inviare aiuti umanitari ai civili ucraini, accogliere i profughi, questo si … ma null’altro.

Il Presidente Putin, tempo fa, manifestò alla stampa il desiderio che fosse l’Italia a rivestire il ruolo di mediatrice in questa crisi che dura non da ieri, ma dal 2014.

Raccogliamo dunque questo invito mettendo a disposizione il nostro Paese per un Summit e coinvolgiamo il Santo Padre nell’opera di mediazione.

Infatti come disse Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra

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