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Sono meravigliato e stupito per il servizio realizzato dagli amici di Rete8 riguardo le polemiche suscitate da un giornalino locale denominato "LACERBA", il quale sembra, sempre stando al servizio televisivo della sopraddetta emittente, abbia chiesto la revoca della cittadinanza onoraria conferita dal Comune di Loreto Aprutino a Sua Eccellenza l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov. Onorificenza, quest’ultima, concessa in occasione della I Giornata Regionale dell’Amicizia Italo/Russa e tenuta, presso il Castello Chiola nell’Ottobre del 2019, cioè prima dell’emergenza Covid e molto prima dell’attuale crisi ucraina.

Dunque non si capisce dove sia il nesso di casualità tra ciò che, ahimè, sta accadendo al di qua e al di là del fiume Donec e quella splendida giornata che, ha fatto incontrare, per la prima volta in Abruzzo, le istituzioni italiane (infatti non era presente solo il Comune di Loreto Aprutino ma anche altri sindaci dei comuni abruzzesi, rappresentanti: della Provincia, della Regione Abruzzo, del Parlamento italiano e anche delle forze armate italiane) con quelle russe in un tentativo di costruire un ponte che aprisse la strada agli investimenti moscoviti nel nostro territorio.

Sono esterrefatto perché, da quel momento in poi, in molti: amministratori, imprenditori o uomini di cultura, abruzzesi e non solo, hanno bussato alla mia porta per entrare in contatto con quel mondo, ed oggi che, delle situazioni spiacevolmente accorse, non certo per nostra volontà, si sono manifestate, c’è chi, in cerca di notorietà, forse cosciente della propria inconcludenza, cerca di speculare, anziché rasserenare gli animi, soffia sul fuoco, anziché favorire la pace, unico bene, quest’ultimo, veramente prezioso.

Sono sorpreso perché, Rete8 - pur parlando della mia persona - non mi ha dato la possibilità di pronunciarmi, eppure tutti hanno il i miei contatti e sanno dove trovarmi, infatti, non abito mica nella “Grotta di Gesù Bambino”.

Dico questo non perché abbia bisogno di pubblicità, quanto perché chiamato in causa e vero conoscitore dei fatti. Ma veniamo al dunque:

  1. L’Amministrazione comunale di Loreto Aprutino non ha sposato in alcun modo la politica del Presidente Putin, ha, semmai, cercato di costruire un ponte con la Russia in ambito culturale, economico e turistico;
  2. A seguito della giornata dell’Amicizia Italo Russa le istituzioni abruzzesi avevano ricevuto un importante impulso per far si che il nostro aeroporto regionale venisse collegato con uno scalo russo;
  3. A seguito di quella Giornata d’incontri presso il Castello Chiola, il Comune di Loreto Aprutino è stato invitato ufficialmente in Russia, nella cittadina di Ryazan, per un convegno che avrebbe visto presenti città legate alla tradizione della ceramica provenienti da tutto il mondo e in tale contesto si sarebbero aperte le premesse per il gemellaggio del Comune abruzzese con una città russa. Ahimè, però, a seguito del Covid, tale evento è stato annullato. Questo però non toglie che Loreto Aprutino sarebbe stata protagonista nella successiva edizione, salvo poi, ritrovarci nella crisi diplomatica che attualmente tutti noi stiamo vivendo;
  4. Prima che la pandemia bloccasse definitivamente tutte le attività, la mia Associazione stava lavorando alla II Giornata Regionale dell’Amicizia Italo/Russa. Manifestazione che, rispetto alla prima edizione, avrebbe visto anche il gemellaggio in presenza di un importante Università Russa con un omologo Ateneo Abruzzese.

Detto ciò, dove sarebbero gli estremi per revocare la cittadinanza?

Forse per eccesso di opportunità e di buona fede?

Suvvia, siamo seri.

Se dovessimo revocare la cittadinanza ad un diplomatico per eventi a lui non imputabili allora dovremmo anche restituire 9,5 milioni di Euro che il Cremlino ha donato alla Città dell’Aquila per la ricostruzione di Palazzo Ardinghelli e la Chiesa di San Bernardo, così come dovremmo restituire tutto il materiale che la Russia, gratis et amore dei, ha donato al popolo italiano, nella primissima fase della Pandemia, attraverso l’invio di famosi 17 aerei colmi di uomini e mezzi.

Suvvia, siamo seri, capisco che tra poco si tornerà al voto e che nel bailamme generale c’è chi è in cerca di pubblicità, ma essendo che siamo in presenza di una guerra in atto, chiederei, da parte degli interessati, un po' più di etica ed onestà intellettuale.

Cordialmente vostro amico.

 

Lorenzo VALLOREJA

                                                                            

L’Associazione degli Italiani Amici della Russia plaude all’iniziativa di Sua Santità, Papa Francesco, il quale, nel nome della Pace e dell’amore in Cristo, ha annullato tutti i suoi appuntamenti e si è recato all’Ambasciata della Federazione Russa, presso la Santa Sede, per chiedere al rappresentante del Cremlino, Sua Eccellenza, Alexander AVDEEV, la fine degli scontri.

Infatti, in queste ore, si fa un gran parlare di, sanzioni, operazioni militari, contro sanzioni, ecc, ecc, tutti provvedimenti che, anziché far ragionare le parti, non fanno altro che esasperare gli animi.

Osservando ciò che sta accadendo in Ucraina, cristianamente parlando, potremmo certamente affermare che: chi è senza peccato scagli la prima pietra!”.

L’instabilità in quella parte del mondo, infatti, non è iniziata pochi giorni fa, ma viene da lontano.

Nasce:

  • Dalla necessità legittima di Mosca di vedere garantita la propria Sicurezza Nazionale;
  • Dal Sacro Santo Diritto del popolo ucraino ad essere artefice del proprio destino;
  • Dal diritto delle minoranze russe, ivi presenti in Ucraina, di vedere riconosciuti i propri diritti e la propria autonomia;
  • Dal mancato rispetto degli accordi informali degli anni 90 del secolo scorso che prevedevano l’impossibilità dell’allargamento della NATO ad Est del fiume Oder;
  • Dal fatto che la NATO, pur conoscendo le contrarietà manifestata apertamente dalla Russia, ha prima lusingato e poi illuso, l’Ucraina, facendole così abbandonare la strada della cosiddetta finlandizzazione del proprio territorio che tanti dolori le avrebbe di certo evitato in questi anni.

Ora che il dado è ormai tratto - davanti ai morti che continuamente sono stati sepolti dal 2014 ad oggi - a poco servono le accuse e gli epiteti lanciati tanto da una parte quanto dall’altra, specie se, a farne le spese, come sempre, sarà solo il popolo comune.

 Perciò, riprendendo la nostra iniziativa dell’Aprile 2021 - con la quale scrivemmo una Lettera indirizzata sia al Presidente Putin, che al Presidente Biden, così come al Premier Mario Draghi, quanto, anche, al Santo Padre, per far si che si tenesse in Italia, un vertice tra le parti, per la pace in Ucraina, con la supervisione di Papa Francesco – TORNIAMO A CHIDERE:

  1. AL PREMIER MARIO DRAGHI DI METTERE A DISPOSIZIONE IL NOSTRO PAESE PER QUESTO VERTICE;
  2. AL SANTO PADRE DI METTERE A DISPOSIZIONE LA PROPRIA PERSONA IN QUALITA’ DI GARANTE DI QUESTI ACCORDI;

Chiaramente, affinché ciò sia possibile, chiediamo all’Italia di defilarsi, in questo momento storico, dal fronte occidentale in merito alle sanzioni o eventuali invii di truppe ad est, giacché, se il popolo italiano è ormai stanco, dopo due anni di emergenza legata alla pandemia e fiaccato oltremodo dall’impennata dei prezzi e tariffe, le popolazioni slave che vivono al di qua ed al di là del fiume Donec, sono letteralmente stufe di tante tribolazioni e restrizioni e non è che, con il voler imporre la propria verità, si possa chiedere di trattare.

Infatti, come disse Papa PIO XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”.

Il 24 febbraio 2022 l’ambasciatore della Russia in Italia S.S. Razov è stato convocato al Ministero degli esteri dal segretario generale del dicastero E. Sequi.

Nell’ambito dell’incontro, la parte italiana ha illustrato la posizione dei vertici del paese in merito a quanto avviene in Ucraina.

Per parte sua, l’ambasciatore S. Razov, sulla base dell’appello fatto dal Presidente V.V.Putin, ha spiegato i retroscena e le cause della situazione creatasi in Ucraina e illustrato le intenzioni della parte russa relativamente all’operazione militare speciale.

L’ambasciatore ha espresso l’auspicio che rispetto alla situazione ucraina, l’Italia mantenga quella politica ponderata che tradizionalmente caratterizza le relazioni bilaterali tra Russia e Italia.

L’ambasciatore Razov ha chiesto alla parte italiana di garantire al dovuto livello la sicurezza di tutti i cittadini russi che si trovano in territorio italiano, compreso il personale delle missioni diplomatiche della Federazione Russa.

Il segretario generale del Ministero ha promesso la propria collaborazione tramite i competenti organi italiani

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L'Italia è stata per molti anni uno dei partner europei  più vicini alla Russia. Recentemente tuttavia, le relazioni tra la Russia e la UE si sono notevolmente deteriorate soprattutto dopo che i paesi occidentali hanno iniziato a parlare di "azioni aggressive" di Mosca ai confini dell'Ucraina. A questo proposito il Presidente russo Vladimir Putin, durante la sua ultima conferenza stampa di dicembre, ha osservato che l'Italia potrebbe svolgere un ruolo nella normalizzazione delle relazioni Russia-UE anche attraverso i negoziati tra la Russia e la NATO. In che modo l’Italia, a Suo parere, potrebbe favorire tale processo? La questione è stata discussa a livello diplomatico?

Ritengo che non ci sia bisogno di una qualche discussione separata sul fronte diplomatico. L'Italia, come membro autorevole dell'Alleanza Atlantica e dell'Unione Europea, potrebbe effettivamente svolgere un ruolo nella normalizzazione delle relazioni tra la Russia e l'Occidente, in primo luogo attuando approcci equilibrati e sviluppando il dialogo e i contatti, ma anche incoraggiando altri paesi della NATO e della UE a fare passi analoghi. Nella situazione intorno all'Ucraina, questa è, in linea generale, la politica adottata dall'Italia. Ecco alcuni esempi.

Il Protocollo conclusivo della recente riunione del Consiglio russo-italiano per la cooperazione economica, industriale e finanziaria definisce Russia e Italia partner strategici. Questo documento è stato firmato dai copresidenti del Consiglio: il Ministro del Commercio e dell'Industria della Federazione Russa e il Ministro degli Affari Esteri dell'Italia. Ricordo che solo cinque anni fa, quando Alto rappresentante della UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza era Federica  Mogherini, la Russia è stata ufficialmente privata del suo status di partner dell'Unione Europea.

Negli ultimi sei mesi, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro italiano Mario Draghi hanno avuto cinque colloqui telefonici improntati alla concretezza e all’interesse reciproco, nell’ambito dei quali hanno avuto uno scambio di opinioni su questioni di attualità dell'agenda bilaterale e internazionale inclusa la situazione intorno all’Ucraina.

Oggi, com’è noto, i paesi occidentali stanno preparando un altro pacchetto di sanzioni anti-russe. Alcuni le definiscono "infernali". In questo contesto assume particolare rilevanza l’incontro in videoconferenza che il 26 gennaio di quest'anno il presidente russo ha tenuto con i rappresentanti del mondo imprenditoriale italiano con i dirigenti delle più grandi aziende che lavorano con la Russia. Il dialogo è stato costruttivo e interessante. Ho avuto la possibilità di parlare con alcuni dei partecipanti italiani subito dopo la riunione. Tutti hanno sottolineato come il presidente russo conoscesse alla perfezione l'essenza e i problemi della cooperazione commerciale ed economica russo-italiana, e hanno evidenziato l’impostazione lungimirante della conversazione.

Sono ben lontano dall’idealizzare, ma nelle circostanze attuali vediamo nell’Italia un partner sempre favorevole a mantenere un dialogo con il nostro paese, anche nella difficile situazione attuale.

Un evento politico degno di nota in Italia è stata l’elezione di Sergio Mattarella a un secondo mandato presidenziale. Come valuta questa  rielezione in termini di ulteriore sviluppo delle relazioni russo-italiane? Quali contatti bilaterali di alto livello sono previsti per i prossimi mesi?

Sono d'accordo con la maggior parte degli esperti italiani e stranieri: l'elezione di Mattarella a un secondo mandato presidenziale è un fattore che rafforza la stabilità del Paese. Ci sono tutti i presupposti per credere che il governo di Mario Draghi resterà in carica fino alla fine naturale della legislatura, nella primavera del 2023. In Italia, com’è noto, l'attuale governo è il 67° dalla proclamazione della Repubblica nel 1946. Questa, naturalmente, è una questione esclusivamente interna nella quale non interferiamo mai. Ovviamente, però, ad ogni cambio di governo è necessario un certo periodo di tempo perché i nuovi leader entrino nel merito dell’agenda bilaterale, il che rischia di far perdere lo slancio su concrete questioni di cooperazione.

Vorrei fare una menzione speciale del messaggio di congratulazioni inviato dal Presidente della Federazione Russa al neoeletto Presidente dell'Italia in occasione del suo insediamento. Nel messaggio si afferma, in particolare, che le relazioni tra Russia e Italia si fondano su tradizioni di amicizia e rispetto reciproco.

C'è qualche certezza sui tempi dell'incontro 2+2 tra i ministri degli esteri e della difesa dei nostri Paesi? C'è già un ordine del giorno preliminare?

Non ci sono ancora date certe, ma ci sono alcuni riferimenti temporali. In linea di principio, la riunione dovrebbe svolgersi in Russia. Devo dire che si tratta di un importante formato di dialogo per lo scambio di opinioni su questioni bilaterali e internazionali. Vorrei ricordare che la Russia attualmente, tra tutti gli stati europei sostiene questo formato di interazione con Italia e Francia.

Ci sono piani per organizzare la prima visita in Russia del Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi?

Com’è noto, il presidente russo Vladimir Putin ha invitato il primo ministro italiano Mario Draghi a recarsi in visita in Russia. Mario Draghi ha ripetutamente dichiarato che il suo governo è ora concentrato soprattutto sul superamento delle conseguenze della pandemia di coronavirus e sull'attuazione del piano nazionale di recupero e resilienza. Inoltre negli ultimi mesi nel Belpaese si è svolto un vivace dibattito sull'elezione del presidente della Repubblica, dibattito che naturalmente ha calamitato anche l'attenzione del governo. Confidiamo che i nostri colleghi italiani formulino la propria posizione in merito alla visita.

In un recente incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e importanti rappresentanti dell'imprenditoria italiana, è stato notato che anche durante la pandemia siamo riusciti a mantenere la cooperazione economica ad alto livello. Il commercio bilaterale nel 2021 dovrebbe superare i 30 miliardi di dollari. Quali sono i principali motori di questa crescita? E ci sono prospettive di sviluppo della cooperazione in nuovi campi e settori?

Ha ragione, l'incontro di Putin con i principali imprenditori italiani è stato molto concreto ed è durato due ore e mezzo. Si è svolto un dialogo costruttivo sui principali indirizzi della cooperazione commerciale. Com’è noto, la cooperazione nel settore energetico è la base della nostra interazione. Il presidente ha assicurato ancora una volta i partner italiani sull'affidabilità delle forniture energetiche russe all'Italia. Ha sottolineato il fatto che, grazie ai contratti a lungo termine in essere, l'Italia acquista il gas russo a prezzi inferiori a quelli di mercato. Putin ha inoltre rilevato che nel 2021 le forniture sono aumentate di 2 miliardi di metri cubi rispetto al 2020. Tra gli altri driver di crescita dello scambio commerciale bilaterale, segnalo la localizzazione della produzione di aziende italiane in Russia, la cooperazione industriale e la realizzazione di progetti congiunti nel campo dell'energia "verde".

Continua il processo di transizione dalla fornitura di prodotti con etichetta "made in Italy" a una maggiore cooperazione produttiva basata sul principio del "made with Italy". Questo modello combina organicamente l'esperienza acquisita, la tecnologia delle aziende italiane e la produzione locale utilizzando risorse, forza lavoro e investimenti russi. Oggi in Russia operano più di 500 aziende italiane, molte delle quali hanno deciso di trasferire parte della loro produzione in territorio russo. Si tratta di aziende dei settori più diversi: dalla metallurgia (“Danieli Volga” a Dzerzhinsk) all'industria alimentare (il mulino di Barilla nella regione di Mosca e la produzione di carne di “Inalca” nella regione di Orenburg). Nel settore delle fonti energetiche rinnovabili, sul mercato russo opera attivamente Enel Russia, filiale del più grande gruppo elettrico italiano Enel. Un primo impianto eolico è stato costruito nella regione di Rostov e sono in corso lavori per costruire parchi eolici nella regione di Murmansk e nella provincia di Stavropol. Presso il parco eolico Kola nella regione di Murmansk è in fase di sviluppo un progetto congiunto con “Rusnano” per la produzione di idrogeno “verde”.

Tra i progetti recenti più significativi c'è l’entrata in esercizio della prima linea dell'impianto dell’Amur di trattamento del gas, alla cui inaugurazione  nel giugno 2021 ha partecipato il presidente della Federazione Russa (PAO “Sibur Holding” e “Maire Tecnimont”). I progetti per il 2022 prevedono la costruzione di un impianto di ammoniaca a Kingisepp (regione di Leningrado, “EuroChem” e “Maire Tecnimont”) e la creazione di una joint venture per produrre urea a Togliatti (“KuibyshevAzot” e “MET Development S.p.A.", con investimenti di circa 11 miliardi di rubli).

L'attuale tensione legata all'Ucraina sta influenzando l'attività imprenditoriale italiana e la sua partecipazione a progetti?

Naturalmente, la situazione intorno all'Ucraina e le minacce di sanzioni non aggiungono stabilità. Al contempo, gli imprenditori italiani non sono disposti a perdere gli spazi del mercato russo conquistati in decenni di lavoro. Come ho già detto, abbiamo più di 500 aziende italiane che lavorano in Russia e non hanno intenzione di chiudere la loro attività. Gli accordi esistenti continuano ad essere attuati e se ne firmano di nuovi.

Si prevede che quest’anno l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) prenda comunque in esame la registrazione nella UE del vaccino russo “Sputnik V”. C'è ancora interesse in Italia e a San Marino per il vaccino russo? Continuerà la cooperazione tra gli specialisti del centro russo Gamaleya e dell'Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani?

San Marino è stato uno dei primi Paesi europei ad autorizzare l'uso del vaccino “Sputnik V” sul suo territorio. Grazie alla consegna tempestiva del vaccino nella primavera del 2020, è stato possibile organizzare nel Paese una campagna di vaccinazione completa e ridurre drasticamente l'incidenza della malattia. L'alta efficacia del vaccino a San Marino è stata dimostrata nella pratica. Per quanto ne so, nel 2021, le autorità dello stato hanno deciso di concentrarsi su altri farmaci per una campagna di "richiamo" con vaccini eterologhi. Tuttavia, nella Repubblica rimane alto l'interesse per lo “Sputnik V”: molti sammarinesi hanno optato anche per una terza dose del farmaco russo. Solo pochi giorni fa, San Marino ha deciso di riprendere il cosiddetto "turismo vaccinale" offrendo ai cittadini stranieri la vaccinazione con “Sputnik Light”.

Per quanto riguarda l'Italia, nonostante lo “Sputnik V” non sia ancora certificato a livello governativo, l'interesse per il farmaco russo è molto alto. L'ambasciata riceve numerose richieste di cittadini italiani che desiderano essere vaccinati con il nostro farmaco. Purtroppo siamo costretti a farci guidare dalle normative in vigore in Italia, comprese quelle adottate a livello paneuropeo.

Da parte nostra, sollecitiamo tutti a non politicizzare la salute e l'efficacia dello “Sputnik V”, che è già utilizzato in più di 70 paesi con una popolazione totale di più di 4 miliardi di persone. Continuiamo a sollevare con le autorità italiane competenti la questione del riconoscimento reciproco dei certificati di vaccinazione e della registrazione ufficiale dello “Sputnik V” da parte delle autorità farmaceutiche europee e italiane. Risolvere questo problema sarebbe senza dubbio nell'interesse dei cittadini russi e italiani.

Al contempo vorrei menzionare l’efficace collaborazione, nell’ambito del memorandum bilaterale firmato nell'aprile dello scorso anno, tra il Centro Nazionale di Ricerca di Epidemiologia e Microbiologia “N. F. Gamaleya” e l'Istituto Nazionale di Malattie Infettive “L. Spallanzani”. Gli scienziati russi hanno già visitato Roma due volte per testare, insieme ai loro colleghi italiani, l'efficacia dei vaccini russi e di altri vaccini contro il coronavirus, compresa la variante omicron. Il relativo studio congiunto è già pronto. Prevediamo di organizzare nel corso dell'anno una visita a Mosca di specialisti italiani guidati dai massimi esponenti dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive “L. Spallanzani”.

I russi sono tradizionalmente molto interessati ai viaggi nel Belpaese. Possiamo confidare in una semplificazione per i nostri cittadini delle norme da rispettare per visitare l'Italia? Lei prevede una ripresa del flusso turistico dalla Russia per quest'anno, almeno nella stagione estiva?

La Russia è finora nella lista degli stati dal cui territorio è permesso l'ingresso in Italia solo per motivi urgenti di natura medica, professionale, educativa o umanitaria. Di fatto il turismo è escluso. Allo stesso tempo, periodicamente vengono pubblicati i dati relativi alle enormi perdite subite dal settore turistico italiano. È noto che, prima dell'epidemia COVID-19, ogni anno fino a 1 milione di turisti russi visitava l'Italia. Ora, il recente decreto del governo italiano ha introdotto alcuni alleggerimenti delle restrizioni in merito all’obbligo del “certificato verde” europeo di vaccinazione per i visitatori, in particolare dalla Russia. Tuttavia, non c'è ancora una risposta concreta su quando potranno riprendere i viaggi turistici dalla Russia. Ovviamente molto dipenderà da come si svilupperà la situazione epidemica. Vorrei ricordare che il nostro paese ha da tempo aperto le sue frontiere ai turisti italiani che possono rimanere nel nostro paese senza alcuna restrizione secondo il proprio programma di soggiorno.

Il primo Canale della televisione russa ha mandato in onda uno spettacolo di Capodanno legato all'Italia per il secondo anno di fila. Il programma musicale parodistico è stato apprezzato anche da milioni di italiani. Questa è probabilmente un'altra conferma che la cultura è una delle manifestazioni più importanti delle relazioni amichevoli tra i nostri popoli. Come valuta l'attuale livello di cooperazione culturale bilaterale e quali eventi eccezionali possiamo aspettarci quest'anno?

Apprezzo molto la cooperazione culturale e umanitaria tra la Russia e l'Italia. Questo è un caso concreto di quando la cultura va al di là della politica. Tra gli eventi recenti più eclatanti vorrei ricordare il monumento a F.M. Dostoevskij che, alla fine dell'anno scorso, in occasione della celebrazione del 200° anniversario del grande scrittore e filosofo russo, è stato eretto a Firenze, città dove il nostro eminente connazionale soggiornò più volte e dove completò il suo immortale romanzo “L’idiota”.

Lo scorso settembre si è tenuto a Milano il " Summit museale", a cui hanno partecipato i ministri della cultura di Russia e Italia, che ha lanciato l'Anno incrociato dei musei tra Russia e Italia. In questo quadro sono previsti più di 30 eventi, tra cui scambi di mostre e altri progetti tra i principali musei dei nostri paesi, così come tra istituzioni culturali di piccole città.

Proprio nei prossimi giorni (dall'11 al 14 febbraio) le città di Roma, Bari, Brescia e Milano ospiteranno una tournée dell'Orchestra del Teatro Mariinsky diretta da Valery Gergiev alla quale ho il piacere di invitare gli appassionati di musica italiani.

In conclusione, vorrei dire che le relazioni tra la Russia e l'Italia hanno profonde radici storiche, si basano sul reciproco rispetto, la simpatia e la vicinanza culturale e spirituale dei popoli dei due paesi. Per quanto riguarda l’attuale situazione specifica delle relazioni tra Russia e paesi dell'Occidente, come si dice, le crisi vanno e vengono, ma gli interessi nazionali degli stati rimangono e io parto dall’assunto che quelli di Russia e Italia sono in gran parte simili o paralleli, il che dà motivo di sperare in un ulteriore dinamico sviluppo delle nostre relazioni.