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Ed alla fine tanto tuonò che piovve!

Sono giorni, se non settimane, che chiediamo a gran voce ai nostri Governanti di mantenere un profilo politicamente neutrale riguardo l’attuale conflitto in Ucraina, ma nessuno ci ha dato ascolto … si è scelto, in altri termini, di dar corpo ad una serie di interventi fortemente autolesionistici, sia sotto l’aspetto economico che sociale.

Piaccia o non piaccia, infatti, la nostra economia è fortemente invischiata con quella russa, sia sotto l’aspetto delle nostre esportazioni, sia per ciò che concerne le materie prime che, l’Unione Sovietica prima e la Federazione Russa poi, ci hanno fornito, interrottamente, per 75 anni.

In altri termini, demonizzare oggi Mosca equivale a scavarsi una fossa sotto le proprie scarpe, senza avere la certezza, da parte degli altri nostri alleati, di avere i mezzi e le risorse, per sopperire al fatto che ci manchi letteralmente la terra sotto i piedi.

E l’Italia che fa?

Come se nulla fosse, si permette di porre sotto sequestro i beni mobili ed immobili di privati cittadini russi, ville, yacht, conti bancari, che, se pur appartenenti a uomini ricchissimi vicini al Presidente Putin, non sono nelle disponibilità dirette del leader Russo. Ergo, non si capisce dove sia la legittimità giuridica di tale provvedimenti in assenza di qualunque inchiesta giudiziaria con eventuali azioni cautelari, che, ricordiamolo, secondo il nostro “ordinamento di diritto”, sono i soli che potrebbero dar luogo a un sostanziale sequestro di beni, senza contare, poi, sull’inopportunità pubblicitaria di tale determinazione.

Infatti, la domanda che ognuno di noi si è posta immediatamente dopo tale provvedimento è stata la seguente: “Poniamo il caso che io sia un magnate Canadese, piuttosto che Australiano o Argnentino, a questo punto, comprerei mai un bene immobile nel Bel Paese? Farei attraccare il mio yacht in un porto qualsiasi della nostra penisola? Acquisterei mai un’azienda italiana?

A questo punto, la risposta che ci siamo dati, a tutte e tre i quesiti, è stata sempre la stessa: NO!

Perché?

Perché abbiamo creato un pericoloso precedente per il quale, se io - ricco imprenditore che ho accumulato una fortuna in maniera legale, quindi senza temere nulla dalla legge - acquisto un bene in Italia, correrò sempre il rischio, qualora il mio Paese sia in discussione con il Governo italiano, per una questione della quale io non sono responsabile, che quest’ultimo me lo sequestri … e tutto questo, voi lo capite molto bene, è logicamente inaccettabile. Ragion per cui, molto semplicemente, l’investitore desisterà dal proprio intento di fare affari con noi.

Ecco, il danno è servito!

Oltre a tagliare i rapporti economici con la Russia, abbiamo fatto comprendere all’universo mondo che noi non rispettiamo il diritto internazionale, complimenti! Gran bel lavoro!

Ma tutto questo lo si è fatto con la presunzione occidentale e l’illusione, di poter indurre la Russia ad un cambio di regime: sciocchi!

La narrativa che circola nel nostro Paese per la quale la Russia è diplomaticamente e internazionalmente, isolata, è falsa: la metà esatta del mondo, cioè i Paesi del BRIC, più buona parte dell’America latina, dell’Africa e dell’Asia, sono con Mosca.

Altro che piegare il Cremlino, alla fine saremo noi a sprofondare nella miseria.

A tal riguardo, facciamo due conti della serva insieme, giusto per farci un’idea:

  • Negli ultimi due mesi gli scambi commerciali tra Russia e Cina sono aumentati del 30%, cioè pari a 26 miliardi di Dollari in più;
  • Il Petrolio, oggi, è arrivato a quota 130 Dollari al barile, il gas naturale a 324 Dollari al MWh.

Soldi, questi ultimi, che andranno nelle tasche di Mosca per le vendite di questi beni ai Paesi cosiddetti non ostili.

Già, ostili, perché tale è il termine usato dal Cremlino per indicare tutti quelle Nazioni, o organizzazioni internazionali che, con le sanzioni prima e l’invio delle armi poi, hanno tentato e tentano, di fiaccare la Russia.

Ora, nell’elenco della blacklist di Putin, c’è anche l’Italia, in quanto facente parte a pieno titolo dell’UE, ma anche gli Stati Uniti, l'Ucraina, il Regno Unito, l'Australia, l'Islanda, il Canada, il Liechtenstein, Monaco, la Nuova Zelanda, la Norvegia, la Corea del Sud, San Marino, Singapore, Taiwan, il Montenegro, la Svizzera e il Giappone.

Si badi bene, non la Turchia, non Israele e nemmeno il Vaticano, tutti Paesi molto attivi in queste ore nella ricerca di una soluzione diplomatica.

E che cosa comporta, per lo meno in questi primi momenti, l’essere all’inseriti all’interno di questa lista nera?

Nello specifico, le imprese italiane creditrici dei russi, siano esse società private o enti, saranno liquidate esclusivamente in Rubli ed essendo il Rublo non più convertibile in Italia, tali creditori si ritroveranno con un pugno di mosche in mano.

A tal riguardo è molto preoccupato il Gruppo Unicredit che in Russia ha ben 72 sportelli operativi e 4000 dipendenti.

Ora, mentre noi facciamo questi conti, in Russia, Visa e Mastercard hanno bloccato le transazioni e l’esclusione dallo SWIFT permane, nonostante tutto, però, il Paese che ha la metà del nostro PIL e 1/3 del nostro PIL procapite, resiste … perché?

Perché ha un Governo ben stabile con un consenso ancora molto alto.

Decina di migliaia di russi manifestano per strada? Bene … la Federazione Russa conta più di 140 milioni di cittadini, se a manifestare fossero anche 140 mila individui essi rappresenterebbero, al massimo, lo 0,1% della popolazione totale. Dunque … la questione è molto più complessa.

Come è complessa la ragione per la quale, il Presidente Putin - che fino all’altro ieri era considerato, in Italia e non solo,  un politico freddo e cinico, si, ma non per questo pazzo ed impulsivo - oggi abbia intrapreso la via dell’intervento militare.

Di certo c’è stata da parte dell’Occidente la mancata considerazione di quanto fosse, per Mosca, strategicamente, culturalmente, economicamente, importante mantenere l’Ucraina vicino a se stessa e fuori dalla NATO e dall’UE.

Kiev, in atri termini, per il Cremlino, non è uguale a Tallinn, piuttosto che a Varsavia o Bucarest, per le quali, ad esempio, a suo tempo, pur essendoci un gentlemen's agreement, riguardo l’impossibilità per questi governi di aderire alla NATO, Putin non manifestò nessun problema.

L’Ucraina è dunque un’altra cosa.

E Kiev stessa, forse, in questi anni, ha compiuto degli errori nella gestione della proprie minoranze russofone.

In Italia, ad esempio, abbiamo avuto una situazione similare con la minoranza linguistica tedesca dell’Alto Adige: Era il 1961, per la precisione la notte tra l'11 e il 12 giugno, quando il movimento sudtirolese Bas fece esplodere 37 tralicci in Alto Adige. Quella che poteva trasformarsi in una guerra civile fu risolta attraverso la mediazione grazie alla quale l'Italia è riuscita a gestire la situazione istituendo ad esempio il bilinguismo e garantendo l'autonomia della provincia di Bolzano.

In Ucraina, invece, si è cercato di reprimere con la forza queste esigenze e nelle tensioni sorte a seguito di queste istanze, in otto anni, tra il 2014 ed il 2022, hanno perso la vita quasi 20 mila persone e alcune di queste, in modo veramente atroce, come accadde a Odessa, dove morirono bruciati vivi, nella casa dei sindacati, una 50ina di filorussi.

Insomma, la situazione è veramente delicata e complessa e non può in alcun modo giustificare le campagne talebane di questi giorni contro la cultura russa (Dostoevskij docet), né tantomeno sono scusabili le ingiurie o le minacce rivolte a privati cittadini russi colpevoli di alcunché, specie se minori, o la caccia alle streghe in atto verso, sportivi, e uomini di spicco dello spettacolo russo.

Questa non è l’Italia repubblicana, quella della Costituzione più bella del mondo, ma non è paragonabile neanche all’Italia mussoliniana, che pur essendo stata in guerra con l’allora Unione Sovietica di Stalin non arrivò mai a tanto …

Se vogliamo tornare allo spirito sincero ed originario della nostra Costituzione allora dobbiamo necessariamente  abbandonare la muta da falchi e rivestirci del ruolo naturale di mediatori che tanto lustro ci ha donato, nel mondo, in tutti questi anni.

È il mondo che ce lo chiede, perché, la pace, oggi, è il bene più prezioso a cui tutta l’umanità anela.

❓Lei è rimasto deluso dall’atteggiamento dell’Italia in questa crisi?
💬 Sono un diplomatico. Non spetta a me valutare "l’atteggiamento" del Paese in cui sono accreditato come ambasciatore. Dirò una cosa. Anche nell'attuale situazione di crisi, non vale la pena perdere di vista le prospettive. La storia non finisce con l'oggi. Le crisi vanno e vengono, ma gli interessi rimangono. Penso che sia nell'interesse comune intrattenere relazioni regolari così come sono state per decenni.
❓È sanabile la frattura tra Russia e Occidente? È veramente scesa una nuova cortina di ferro?
💬 Vediamo come è nata questa ferita. Il blocco politico-militare della #NATO, i cui documenti politici definiscono la Russia come un nemico, negli ultimi decenni in diverse ondate ha avvicinato le sue infrastrutture ai nostri confini, creando comprensibili minacce alla nostra sicurezza. Sottolineo che non siamo stati noi ad espanderci verso la NATO, ma la NATO ad espandersi verso di noi. L'affermazione che la NATO è un fattore di pace e stabilità non è convincente. Sappiamo cosa è successo in #Jugoslavia, #Iraq, #Libia, ecc. Devo sottolineare che l'espansione della NATO ha violato numerose promesse fatte dopo il crollo dell'URSS. E le sanzioni, che in una prima fase erano ancora collegate a ciò che stava accadendo in #Ucraina e dintorni, in seguito hanno totalmente perso questo riferimento e sono state portate avanti per una sinistra forma di inerzia. È stato posto l’obbiettivo di distruggere l’economia della Russia.
Anche la cortina di ferro che Lei ha menzionato è stata, come sa, abbassata dall'Occidente dopo il famoso discorso di Fulton di W. Churchill nel 1946. I russi, almeno quelli della mia generazione, hanno vissuto a lungo dietro quella cortina e hanno imparato determinate cose. Tutti gli eventi storici, compresi quelli attuali, hanno i loro precedenti, le loro cause e la loro forza propulsiva.
Siamo pronti a curare le ferite e a non consentire che la cortina di ferro cali di nuovo. Ciò che è necessario è un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso e una reale considerazione degli interessi reciproci.
❓Qual è la vostra linea rossa ai colloqui con gli ucraini?
💬 Le trattative sono iniziate. La nostra posizione, come delineata dal Presidente Vladimir V. #Putin, è la seguente: status neutrale e non nucleare dell'Ucraina, sua smilitarizzazione e denazificazione, riconoscimento dell’appartenenza alla Russia della Crimea e sovranità delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Abbiamo ripetutamente e ragionevolmente spiegato ciascuna di queste posizioni. Siamo certamente interessati a garantire che i negoziati siano efficaci.
In questo contesto, pare scioccante che la decisione di fornire armi letali all'Ucraina, sia stata presa proprio nel momento in cui le delegazioni russa e ucraina erano sedute al tavolo del primo round di negoziati a Gomel. Di fatto quelle armi saranno usate per uccidere i militari russi, il che, sarete d'accordo, aggiunge ulteriori complicazioni alle relazioni tra stati. Inoltre, è difficile prevedere in quali mani finiranno queste armi e contro chi potranno essere utilizzate. Come sapete, decine di migliaia di armi leggere sono già state distribuite alla popolazione civile, compresi elementi criminali ucraini rilasciati dal carcere, che potrebbero svolgere un ruolo in Ucraina e in altre zone di conflitto.
❓Come giudica l’avvio dell’inchiesta della Corte dell’Aia per crimini di guerra contro la Russia?
💬 La Russia respinge categoricamente le accuse di crimini di guerra. Per inciso, né la Russia né l'Ucraina sono membri del tribunale penale internazionale dell'Aia. Richiamo l’attenzione sul fatto che negli ultimi otto anni, durante i quali nel #Donbass sono state uccise 14.000 persone, compresi i civili, nessuna delle 5.588 denunce presentate dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani alla Corte europea per i diritti umani è stata accolta. Il doppiopesismo e il pregiudizio sono evidenti.
Un'ultima cosa. Sono grato alla vostra agenzia per la sua disponibilità ad ascoltare e trasmettere il nostro punto di vista su ciò che sta accadendo nelle relazioni tra Russia e Occidente e intorno all'Ucraina, anche se, vista la percezione attuale puramente negativa della Russia da parte dei mass media, presumo sia improbabile che venga accolto con comprensione.

E alla fine siamo riusciti a “gettare il bambino con l’acqua sporca”: non c’è niente da fare, è proprio vero, l’autolesionismo ha superato il gioco del Calcio e sembra essere diventato lo sport Nazionale di questo nostro sfortunato Paese.

Il Parlamento, in barba all’Art.11 della Costituzione, all’interno di due aule sorde e grigie, quasi all’unanimità, ha approvato l’invio di armi da guerra agli ucraini … ma davvero non si poteva tentare altro?

Dov’è è finita la nostra vocazione diplomatica?

Che fine ha fatto lo Spirito di Giorgio La Pira, il compianto Sindaco di Firenze che con i suoi sandali francescani percorse centinaia di migliaia di chilometri mettendo d’accordo, intorno ad un tavolo, vietnamiti ed americani, israeliani ed egiziani?

Tutto sembra così lontano è decadente che fa veramente tristezza al cuore.

Ma davvero pensiamo che, un colosso militare come la Russia possa essere fermato o portato al tavolo delle trattative, con l’invio di armi agli ucraini?

Molto probabilmente, invece, così facendo, indispettiremo ancora di più Mosca allontanandola da ogni possibilità di soluzione pacifica.

Poveri ucraini! popolo bellissimo e fierissimo, autenticamente attaccati alla propria Patria e per questo da me ammirati. In queste ore vengono usati dall’UE per ridare linfa e vita ad un’istituzione, quella di Bruxelles, che, negli ultimi tempi, aveva senz’altro mostrato più di una crepa unitamente a molta opacità.

Armare la mano di donne e ragazzini con bombe molotov, così come distribuire fucili ai vecchi - non è, né essere romantici, né aiutare una causa - è semplicemente consegnare alla morte certa il proprio popolo.

D’altronde, se non fosse così, non si capirebbe perché, un uomo come Gandhi, anziché usare la rivolta armata, abbia praticato la disobbedienza civile verso gli inglesi.

Semplicemente perché sapeva che, militarmente, non vi era partita, mentre, con l’esempio, si poteva ottenere di più.

Dunque a chi giova tanto interventismo da parte dell’occidente?

Ai russi non giova e di sicuro non ha giovato negli ultimi dieci anni, da quando, cioè, si è fatto di tutto per assediarli ed isolarli (avanzata ad est della NATO, varie sanzioni, sospensione dal G8, “cinturazione” del vaccino Sputnik, uscita dal trattato INF); agli ucraini non serve perché, così facendo, si riducono a dover sostenere una guerra per procura al fine di saggiare e stressare, le forze russe, con tutto ciò che ne consegue per la popolazione autoctona, senza poter ottenere, tra l’altro, la vittoria; a noi italiani non conviene, perché, in primis, siamo amici di entrambi le parti in causa, secondariamente, perché abbiamo interessi verso entrambi i Paesi; e per ultimo perché siamo maggiormente legati ai russi a seguito di antichissimi rapporti culturali, economici e strategici.

Potrebbe capitare dunque che, a seguito delle nostre sanzioni prima e del successivo invio di armi dopo:

  • Il 46% del fabbisogno nazionale di gas non ci venga mai più venduto dalla Russia, non per nostra libera scelta, ma perché sarà il Cremlino stesso a non volercelo fornire, in quanto avrà trovato un nuovo acquirente, come la Cina, disposto a realizzare un nuovo impianto che possa trasportare, verso quest’ultimo, qualcosa come 50 miliardi di metri cubi di gas;
  • Unicredit, uno dei nostri principali colossi bancari, possa fallire in quanto esposto in Russia per 14,2 miliardi di Euro, mentre tutti il sistema creditizio russo troverebbe nuova linfa nelle piattaforme cinesi;
  • Il made in Italy possa perdere inevitabilmente il 30% delle proprie commesse così come i ristoranti e gli hotel;
  • I nostri mulini possano rimanere senza il 50% del grano che macinavano in precedenza;
  • La Russia possa stringere un’alleanza militare con la Cina rendendo la terra del Celeste Impero ancora più irresistibile.

Quindi abbiamo fatto proprio un bell’affare nel seguire gli ordini di scuderia di Bruxelles, peccato però, che anche tra i nostri partner europei ci siano dei Paesi che abbiano usato la propria testa come la Spagna, ad esempio, che, come da noi proposto, non invierà armi, ma solo aiuti umanitari, o chi, al di fuori dell’UE ma saldamente membro della NATO, come la Turchia non ha sanzionato la Federazione Russa con la seguente motivazione: “Chi parla alla Russia se tutti buttano giù i ponti?

E poi ci sono i Paesi del BRIC, Brasile India e Cina che non hanno sanzionato la Russia così come  l’Egitto, la Siria, l’Iraq, l’Iran, la Serbia, la Bosnia Erzegovina, il Messico, il Venezuela, Cuba, i Paesi  dell’OSC, insomma a farla breve, metà del PIL del mondo è con Putin, ergo le misure fin qui adottate non funzioneranno se non nella misura in cui si voglia indispettire e creare uno spirito revanscista nei russi.

Viviamo tempi veramente barbari nei quali, udite, udite, in un Università italiana viene vietato lo studio di un autore come Dostoevskij perché di nazionalità russa, neanche Hitler, che i libri reputarti pericolosi li faceva bruciare, era giunto a tanto … se non fosse vero ci sarebbe da ridere, ma, ahimè, è tragicamente vero; così come è vera la notizia della cacciata di un famoso Direttore d’orchestra Russo, Vaery Gergiev, perché si è rifiutato di schierarsi contro la Guerra in Ucraina; o le tante minacce e intimidazioni subite dai cittadini russi residenti in Italia.

Non ci siamo proprio, un Paese civile, degno di questo nome, non può comportarsi così!

Bisogna abbassare i toni, creare iniziative e prerogative affinché le due Nazioni in lotta possano trovare un accordo … per il loro bene, ma anche e soprattutto, per il nostro.

Dunque, facendo seguito a quanto da noi detto in precedenza, iniziamo, nel nostro piccolo, ad essere fautori di aiuti umanitari e non spacciatori di armi.

PERTANTO, AL FINE DI AIUTARE TUTTA LA POPOLAZIONE CIVILE UCRAINA, SIA ESSA PRO ZELENSKY COME FILORUSSA, INVITIAMO IL POPOLO ITALIANO AD EFFETTURARE UNA DONAZIONE AL SEGUENTE:

CONTO CORRENTE BANCARIO: IT93H0200803284000105889169

INTESTATO A: Associazione della Croce Rossa Italiana

CAUSALE: Emergenza Ucraina

Con i soldi che invieremo saranno acquistati solo medicinali e beni di prima necessità.

VOGLIAMO ESSERE OPERATORI DI PACE, NON SPACCIATORI DI MORTE.

 

                                                                                  il Presidente

 

Signori Onorevoli Deputati,

in questo momento storico per i destini dell’umanità e della nostra Patria, come cittadino, Vi supplico di non dare ascolto alle sirene delle guerra che, sembrerà strano, cantano, non solo da Est, ma, a quanto pare, anche da Bruxelles.

Infatti se è fuor di dubbio che il nostro Paese debba rispettare rigorosamente l’Art. 11 della Costituzione - il quale recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” - è altresì vero che il Bel Paese ha degli obblighi nei confronti dei propri alleati e degli altri Paesi UE, ma non con le Nazioni escluse dalle sopracitate organizzazioni.

In altri termini, con i Paesi che non sono né nostri alleati ufficiali, né facenti parte dell’Unione Europea, dovrebbe valere sempre e comunque la realpolitik su ogni altra considerazione, cioè dovremmo fondare i nostri interventi esclusivamente sugli interessi del nostro Paese e sulla realtà (interna o internazionale) del momento e non sui sentimenti, le ideologie, o peggio ancora i soli principi.

Nel caso specifico l’Italia ha ottimi relazioni sia con l’Ucraina, sia con la Federazione Russa, ma è altresì vero che, tra i due Paesi pocanzi citati, i rapporti più antichi e duraturi, oltre che più forti, il nostro Paese li ha con la Russia.

Tra le Nazioni dalle quali importiamo ciò di cui abbiamo bisogno, la Russia risulta essere all’ottavo posto mentre l’Ucraina si colloca alla trentesima posizione. Se osserviamo, invece, le esportazioni scopriamo che Mosca acquista beni dall’Italia per circa 7 miliardi di Euro mentre Kiev solo 1,9 miliardi.

In altri termini sarebbe molto lesivo per noi favorire l’Ucraina a discapito della Federazione Russa.

Il tema delle sanzioni e delle relative contro sanzioni, le abbiamo già sperimentate fino a pochi giorni fa e non mi sembra che abbiano in alcun modo fiaccato il Presidente Putin, semmai hanno fatto grande danno al nostro export, soprattutto nel settore agroalimentare.

 

 

Oggi, con le nuove sanzioni, faremo un immenso danno:

  • Al nostro bisogno di approvvigionamento energetico, dipendiamo infatti per il 46% dal gas russo;
  • Al nostro bisogno di approvvigionamento di granaglie per la produzione di pasta ed altri prodotti da forno, importiamo infatti dalla Russia oltre 100 milioni di kg di grano;
  • A tutte le altre nostre esportazioni fino ad oggi non sanzionate;
  • Al nostro sistema Bancario, dove Unicredit, uno dei maggiori gruppi bancari italiani, è esposta in Russia per ben 14,2 miliardi di Euro.

Se ciò non bastasse tenete conto che le relazioni bilaterali Italia - Federazione Russa, faticosamente ricostruite dopo la Seconda Guerra mondiale hanno fatto si che il nostro Paese fosse il più spregiudicato nel blocco occidentale e questo ci ha garantito una reale e ineguagliabile autonomia energetica e geopolitica.

Lo dobbiamo certamente alla lungimiranza ed al senso della Patria di uomini come Enrico Mattei, morto, è bene ricordarlo, proprio per garantire questa nostra libertà ed autonomia ed alla realpolitik di politici come Giulio Andreotti e Bettino Craxi.

Oggi, noi, con l’autorizzazione alla cessione di armi all’Ucraina, stiamo distruggendo tutto il lavoro fatto in 70 anni di politica estera; un azione che, definirla autolesionistica, sarebbe solo un eufemismo.

È incredibile rendersi conto di come e quanto, il Parlamento italiano abbia la memoria così corta.

Quante volte la Russia ci è venuta in contro?

Voglio solo ricordare, a questo importante consesso:

  • Il contributo immenso dato dalla Russia di Putin nella ricostruzione della città dell’Aquila a seguito del sisma del 2009;
  • La mano prestata, dal Cremlino, all’allora Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la Conferenza per la Libia di Palermo, quando, mentre i nostri alleati ufficiali (Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna) disertavano l’incontro, spuntando così la nostra azione diplomatica, la Russia, con una delegazione di tutto rispetto, si presentò all’appuntamento insieme al Generale Khalifa Haftar, salvandoci così la faccia;
  • L’incredibile contributo di uomini e mezzi, ben 17 aerei, durante la prima fase della Pandemia, dato gratis et amore dei, in sostegno della già flagellata popolazione di Bergamo.

Dov’è finito dunque lo spirito di Pratica di Mare?

Possibile che l’Italia da colomba si stia trasformando in falco?

Per fare poi cosa?

Solo danno a se stessa!

Quando c’era da inviare uomini, armi e mezzi al legittimo Governo di Serray, come da Tripoli richiestoci, non l’abbiamo fatto, ci siamo infatti limitati a mandare un ospedale da campo a Misurata, aprendo così le porte della Tripolitania ad Erdogan, ora invece che l’invio delle armi sarebbe palesemente contro i nostri interessi ci ostiniamo nel farlo come se non fossimo capaci di comprendere ciò che sta accadendo.

Per tutto quanto questo torno a supplicarVi Onorevoli Deputati: Votate NO all’invio delle armi in Ucraina.

L’Italia se in nome dell’Art.11 deve astenersi dal favorire la guerra, deve altresì inviare aiuti umanitari ai civili ucraini, accogliere i profughi, questo si … ma null’altro.

Il Presidente Putin, tempo fa, manifestò alla stampa il desiderio che fosse l’Italia a rivestire il ruolo di mediatrice in questa crisi che dura non da ieri, ma dal 2014.

Raccogliamo dunque questo invito mettendo a disposizione il nostro Paese per un Summit e coinvolgiamo il Santo Padre nell’opera di mediazione.

Infatti come disse Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra

 

Sono meravigliato e stupito per il servizio realizzato dagli amici di Rete8 riguardo le polemiche suscitate da un giornalino locale denominato "LACERBA", il quale sembra, sempre stando al servizio televisivo della sopraddetta emittente, abbia chiesto la revoca della cittadinanza onoraria conferita dal Comune di Loreto Aprutino a Sua Eccellenza l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov. Onorificenza, quest’ultima, concessa in occasione della I Giornata Regionale dell’Amicizia Italo/Russa e tenuta, presso il Castello Chiola nell’Ottobre del 2019, cioè prima dell’emergenza Covid e molto prima dell’attuale crisi ucraina.

Dunque non si capisce dove sia il nesso di casualità tra ciò che, ahimè, sta accadendo al di qua e al di là del fiume Donec e quella splendida giornata che, ha fatto incontrare, per la prima volta in Abruzzo, le istituzioni italiane (infatti non era presente solo il Comune di Loreto Aprutino ma anche altri sindaci dei comuni abruzzesi, rappresentanti: della Provincia, della Regione Abruzzo, del Parlamento italiano e anche delle forze armate italiane) con quelle russe in un tentativo di costruire un ponte che aprisse la strada agli investimenti moscoviti nel nostro territorio.

Sono esterrefatto perché, da quel momento in poi, in molti: amministratori, imprenditori o uomini di cultura, abruzzesi e non solo, hanno bussato alla mia porta per entrare in contatto con quel mondo, ed oggi che, delle situazioni spiacevolmente accorse, non certo per nostra volontà, si sono manifestate, c’è chi, in cerca di notorietà, forse cosciente della propria inconcludenza, cerca di speculare, anziché rasserenare gli animi, soffia sul fuoco, anziché favorire la pace, unico bene, quest’ultimo, veramente prezioso.

Sono sorpreso perché, Rete8 - pur parlando della mia persona - non mi ha dato la possibilità di pronunciarmi, eppure tutti hanno il i miei contatti e sanno dove trovarmi, infatti, non abito mica nella “Grotta di Gesù Bambino”.

Dico questo non perché abbia bisogno di pubblicità, quanto perché chiamato in causa e vero conoscitore dei fatti. Ma veniamo al dunque:

  1. L’Amministrazione comunale di Loreto Aprutino non ha sposato in alcun modo la politica del Presidente Putin, ha, semmai, cercato di costruire un ponte con la Russia in ambito culturale, economico e turistico;
  2. A seguito della giornata dell’Amicizia Italo Russa le istituzioni abruzzesi avevano ricevuto un importante impulso per far si che il nostro aeroporto regionale venisse collegato con uno scalo russo;
  3. A seguito di quella Giornata d’incontri presso il Castello Chiola, il Comune di Loreto Aprutino è stato invitato ufficialmente in Russia, nella cittadina di Ryazan, per un convegno che avrebbe visto presenti città legate alla tradizione della ceramica provenienti da tutto il mondo e in tale contesto si sarebbero aperte le premesse per il gemellaggio del Comune abruzzese con una città russa. Ahimè, però, a seguito del Covid, tale evento è stato annullato. Questo però non toglie che Loreto Aprutino sarebbe stata protagonista nella successiva edizione, salvo poi, ritrovarci nella crisi diplomatica che attualmente tutti noi stiamo vivendo;
  4. Prima che la pandemia bloccasse definitivamente tutte le attività, la mia Associazione stava lavorando alla II Giornata Regionale dell’Amicizia Italo/Russa. Manifestazione che, rispetto alla prima edizione, avrebbe visto anche il gemellaggio in presenza di un importante Università Russa con un omologo Ateneo Abruzzese.

Detto ciò, dove sarebbero gli estremi per revocare la cittadinanza?

Forse per eccesso di opportunità e di buona fede?

Suvvia, siamo seri.

Se dovessimo revocare la cittadinanza ad un diplomatico per eventi a lui non imputabili allora dovremmo anche restituire 9,5 milioni di Euro che il Cremlino ha donato alla Città dell’Aquila per la ricostruzione di Palazzo Ardinghelli e la Chiesa di San Bernardo, così come dovremmo restituire tutto il materiale che la Russia, gratis et amore dei, ha donato al popolo italiano, nella primissima fase della Pandemia, attraverso l’invio di famosi 17 aerei colmi di uomini e mezzi.

Suvvia, siamo seri, capisco che tra poco si tornerà al voto e che nel bailamme generale c’è chi è in cerca di pubblicità, ma essendo che siamo in presenza di una guerra in atto, chiederei, da parte degli interessati, un po' più di etica ed onestà intellettuale.

Cordialmente vostro amico.

 

Lorenzo VALLOREJA

                                                                            

L’Associazione degli Italiani Amici della Russia plaude all’iniziativa di Sua Santità, Papa Francesco, il quale, nel nome della Pace e dell’amore in Cristo, ha annullato tutti i suoi appuntamenti e si è recato all’Ambasciata della Federazione Russa, presso la Santa Sede, per chiedere al rappresentante del Cremlino, Sua Eccellenza, Alexander AVDEEV, la fine degli scontri.

Infatti, in queste ore, si fa un gran parlare di, sanzioni, operazioni militari, contro sanzioni, ecc, ecc, tutti provvedimenti che, anziché far ragionare le parti, non fanno altro che esasperare gli animi.

Osservando ciò che sta accadendo in Ucraina, cristianamente parlando, potremmo certamente affermare che: chi è senza peccato scagli la prima pietra!”.

L’instabilità in quella parte del mondo, infatti, non è iniziata pochi giorni fa, ma viene da lontano.

Nasce:

  • Dalla necessità legittima di Mosca di vedere garantita la propria Sicurezza Nazionale;
  • Dal Sacro Santo Diritto del popolo ucraino ad essere artefice del proprio destino;
  • Dal diritto delle minoranze russe, ivi presenti in Ucraina, di vedere riconosciuti i propri diritti e la propria autonomia;
  • Dal mancato rispetto degli accordi informali degli anni 90 del secolo scorso che prevedevano l’impossibilità dell’allargamento della NATO ad Est del fiume Oder;
  • Dal fatto che la NATO, pur conoscendo le contrarietà manifestata apertamente dalla Russia, ha prima lusingato e poi illuso, l’Ucraina, facendole così abbandonare la strada della cosiddetta finlandizzazione del proprio territorio che tanti dolori le avrebbe di certo evitato in questi anni.

Ora che il dado è ormai tratto - davanti ai morti che continuamente sono stati sepolti dal 2014 ad oggi - a poco servono le accuse e gli epiteti lanciati tanto da una parte quanto dall’altra, specie se, a farne le spese, come sempre, sarà solo il popolo comune.

 Perciò, riprendendo la nostra iniziativa dell’Aprile 2021 - con la quale scrivemmo una Lettera indirizzata sia al Presidente Putin, che al Presidente Biden, così come al Premier Mario Draghi, quanto, anche, al Santo Padre, per far si che si tenesse in Italia, un vertice tra le parti, per la pace in Ucraina, con la supervisione di Papa Francesco – TORNIAMO A CHIDERE:

  1. AL PREMIER MARIO DRAGHI DI METTERE A DISPOSIZIONE IL NOSTRO PAESE PER QUESTO VERTICE;
  2. AL SANTO PADRE DI METTERE A DISPOSIZIONE LA PROPRIA PERSONA IN QUALITA’ DI GARANTE DI QUESTI ACCORDI;

Chiaramente, affinché ciò sia possibile, chiediamo all’Italia di defilarsi, in questo momento storico, dal fronte occidentale in merito alle sanzioni o eventuali invii di truppe ad est, giacché, se il popolo italiano è ormai stanco, dopo due anni di emergenza legata alla pandemia e fiaccato oltremodo dall’impennata dei prezzi e tariffe, le popolazioni slave che vivono al di qua ed al di là del fiume Donec, sono letteralmente stufe di tante tribolazioni e restrizioni e non è che, con il voler imporre la propria verità, si possa chiedere di trattare.

Infatti, come disse Papa PIO XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”.

Il 24 febbraio 2022 l’ambasciatore della Russia in Italia S.S. Razov è stato convocato al Ministero degli esteri dal segretario generale del dicastero E. Sequi.

Nell’ambito dell’incontro, la parte italiana ha illustrato la posizione dei vertici del paese in merito a quanto avviene in Ucraina.

Per parte sua, l’ambasciatore S. Razov, sulla base dell’appello fatto dal Presidente V.V.Putin, ha spiegato i retroscena e le cause della situazione creatasi in Ucraina e illustrato le intenzioni della parte russa relativamente all’operazione militare speciale.

L’ambasciatore ha espresso l’auspicio che rispetto alla situazione ucraina, l’Italia mantenga quella politica ponderata che tradizionalmente caratterizza le relazioni bilaterali tra Russia e Italia.

L’ambasciatore Razov ha chiesto alla parte italiana di garantire al dovuto livello la sicurezza di tutti i cittadini russi che si trovano in territorio italiano, compreso il personale delle missioni diplomatiche della Federazione Russa.

Il segretario generale del Ministero ha promesso la propria collaborazione tramite i competenti organi italiani

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L'Italia è stata per molti anni uno dei partner europei  più vicini alla Russia. Recentemente tuttavia, le relazioni tra la Russia e la UE si sono notevolmente deteriorate soprattutto dopo che i paesi occidentali hanno iniziato a parlare di "azioni aggressive" di Mosca ai confini dell'Ucraina. A questo proposito il Presidente russo Vladimir Putin, durante la sua ultima conferenza stampa di dicembre, ha osservato che l'Italia potrebbe svolgere un ruolo nella normalizzazione delle relazioni Russia-UE anche attraverso i negoziati tra la Russia e la NATO. In che modo l’Italia, a Suo parere, potrebbe favorire tale processo? La questione è stata discussa a livello diplomatico?

Ritengo che non ci sia bisogno di una qualche discussione separata sul fronte diplomatico. L'Italia, come membro autorevole dell'Alleanza Atlantica e dell'Unione Europea, potrebbe effettivamente svolgere un ruolo nella normalizzazione delle relazioni tra la Russia e l'Occidente, in primo luogo attuando approcci equilibrati e sviluppando il dialogo e i contatti, ma anche incoraggiando altri paesi della NATO e della UE a fare passi analoghi. Nella situazione intorno all'Ucraina, questa è, in linea generale, la politica adottata dall'Italia. Ecco alcuni esempi.

Il Protocollo conclusivo della recente riunione del Consiglio russo-italiano per la cooperazione economica, industriale e finanziaria definisce Russia e Italia partner strategici. Questo documento è stato firmato dai copresidenti del Consiglio: il Ministro del Commercio e dell'Industria della Federazione Russa e il Ministro degli Affari Esteri dell'Italia. Ricordo che solo cinque anni fa, quando Alto rappresentante della UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza era Federica  Mogherini, la Russia è stata ufficialmente privata del suo status di partner dell'Unione Europea.

Negli ultimi sei mesi, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro italiano Mario Draghi hanno avuto cinque colloqui telefonici improntati alla concretezza e all’interesse reciproco, nell’ambito dei quali hanno avuto uno scambio di opinioni su questioni di attualità dell'agenda bilaterale e internazionale inclusa la situazione intorno all’Ucraina.

Oggi, com’è noto, i paesi occidentali stanno preparando un altro pacchetto di sanzioni anti-russe. Alcuni le definiscono "infernali". In questo contesto assume particolare rilevanza l’incontro in videoconferenza che il 26 gennaio di quest'anno il presidente russo ha tenuto con i rappresentanti del mondo imprenditoriale italiano con i dirigenti delle più grandi aziende che lavorano con la Russia. Il dialogo è stato costruttivo e interessante. Ho avuto la possibilità di parlare con alcuni dei partecipanti italiani subito dopo la riunione. Tutti hanno sottolineato come il presidente russo conoscesse alla perfezione l'essenza e i problemi della cooperazione commerciale ed economica russo-italiana, e hanno evidenziato l’impostazione lungimirante della conversazione.

Sono ben lontano dall’idealizzare, ma nelle circostanze attuali vediamo nell’Italia un partner sempre favorevole a mantenere un dialogo con il nostro paese, anche nella difficile situazione attuale.

Un evento politico degno di nota in Italia è stata l’elezione di Sergio Mattarella a un secondo mandato presidenziale. Come valuta questa  rielezione in termini di ulteriore sviluppo delle relazioni russo-italiane? Quali contatti bilaterali di alto livello sono previsti per i prossimi mesi?

Sono d'accordo con la maggior parte degli esperti italiani e stranieri: l'elezione di Mattarella a un secondo mandato presidenziale è un fattore che rafforza la stabilità del Paese. Ci sono tutti i presupposti per credere che il governo di Mario Draghi resterà in carica fino alla fine naturale della legislatura, nella primavera del 2023. In Italia, com’è noto, l'attuale governo è il 67° dalla proclamazione della Repubblica nel 1946. Questa, naturalmente, è una questione esclusivamente interna nella quale non interferiamo mai. Ovviamente, però, ad ogni cambio di governo è necessario un certo periodo di tempo perché i nuovi leader entrino nel merito dell’agenda bilaterale, il che rischia di far perdere lo slancio su concrete questioni di cooperazione.

Vorrei fare una menzione speciale del messaggio di congratulazioni inviato dal Presidente della Federazione Russa al neoeletto Presidente dell'Italia in occasione del suo insediamento. Nel messaggio si afferma, in particolare, che le relazioni tra Russia e Italia si fondano su tradizioni di amicizia e rispetto reciproco.

C'è qualche certezza sui tempi dell'incontro 2+2 tra i ministri degli esteri e della difesa dei nostri Paesi? C'è già un ordine del giorno preliminare?

Non ci sono ancora date certe, ma ci sono alcuni riferimenti temporali. In linea di principio, la riunione dovrebbe svolgersi in Russia. Devo dire che si tratta di un importante formato di dialogo per lo scambio di opinioni su questioni bilaterali e internazionali. Vorrei ricordare che la Russia attualmente, tra tutti gli stati europei sostiene questo formato di interazione con Italia e Francia.

Ci sono piani per organizzare la prima visita in Russia del Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi?

Com’è noto, il presidente russo Vladimir Putin ha invitato il primo ministro italiano Mario Draghi a recarsi in visita in Russia. Mario Draghi ha ripetutamente dichiarato che il suo governo è ora concentrato soprattutto sul superamento delle conseguenze della pandemia di coronavirus e sull'attuazione del piano nazionale di recupero e resilienza. Inoltre negli ultimi mesi nel Belpaese si è svolto un vivace dibattito sull'elezione del presidente della Repubblica, dibattito che naturalmente ha calamitato anche l'attenzione del governo. Confidiamo che i nostri colleghi italiani formulino la propria posizione in merito alla visita.

In un recente incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e importanti rappresentanti dell'imprenditoria italiana, è stato notato che anche durante la pandemia siamo riusciti a mantenere la cooperazione economica ad alto livello. Il commercio bilaterale nel 2021 dovrebbe superare i 30 miliardi di dollari. Quali sono i principali motori di questa crescita? E ci sono prospettive di sviluppo della cooperazione in nuovi campi e settori?

Ha ragione, l'incontro di Putin con i principali imprenditori italiani è stato molto concreto ed è durato due ore e mezzo. Si è svolto un dialogo costruttivo sui principali indirizzi della cooperazione commerciale. Com’è noto, la cooperazione nel settore energetico è la base della nostra interazione. Il presidente ha assicurato ancora una volta i partner italiani sull'affidabilità delle forniture energetiche russe all'Italia. Ha sottolineato il fatto che, grazie ai contratti a lungo termine in essere, l'Italia acquista il gas russo a prezzi inferiori a quelli di mercato. Putin ha inoltre rilevato che nel 2021 le forniture sono aumentate di 2 miliardi di metri cubi rispetto al 2020. Tra gli altri driver di crescita dello scambio commerciale bilaterale, segnalo la localizzazione della produzione di aziende italiane in Russia, la cooperazione industriale e la realizzazione di progetti congiunti nel campo dell'energia "verde".

Continua il processo di transizione dalla fornitura di prodotti con etichetta "made in Italy" a una maggiore cooperazione produttiva basata sul principio del "made with Italy". Questo modello combina organicamente l'esperienza acquisita, la tecnologia delle aziende italiane e la produzione locale utilizzando risorse, forza lavoro e investimenti russi. Oggi in Russia operano più di 500 aziende italiane, molte delle quali hanno deciso di trasferire parte della loro produzione in territorio russo. Si tratta di aziende dei settori più diversi: dalla metallurgia (“Danieli Volga” a Dzerzhinsk) all'industria alimentare (il mulino di Barilla nella regione di Mosca e la produzione di carne di “Inalca” nella regione di Orenburg). Nel settore delle fonti energetiche rinnovabili, sul mercato russo opera attivamente Enel Russia, filiale del più grande gruppo elettrico italiano Enel. Un primo impianto eolico è stato costruito nella regione di Rostov e sono in corso lavori per costruire parchi eolici nella regione di Murmansk e nella provincia di Stavropol. Presso il parco eolico Kola nella regione di Murmansk è in fase di sviluppo un progetto congiunto con “Rusnano” per la produzione di idrogeno “verde”.

Tra i progetti recenti più significativi c'è l’entrata in esercizio della prima linea dell'impianto dell’Amur di trattamento del gas, alla cui inaugurazione  nel giugno 2021 ha partecipato il presidente della Federazione Russa (PAO “Sibur Holding” e “Maire Tecnimont”). I progetti per il 2022 prevedono la costruzione di un impianto di ammoniaca a Kingisepp (regione di Leningrado, “EuroChem” e “Maire Tecnimont”) e la creazione di una joint venture per produrre urea a Togliatti (“KuibyshevAzot” e “MET Development S.p.A.", con investimenti di circa 11 miliardi di rubli).

L'attuale tensione legata all'Ucraina sta influenzando l'attività imprenditoriale italiana e la sua partecipazione a progetti?

Naturalmente, la situazione intorno all'Ucraina e le minacce di sanzioni non aggiungono stabilità. Al contempo, gli imprenditori italiani non sono disposti a perdere gli spazi del mercato russo conquistati in decenni di lavoro. Come ho già detto, abbiamo più di 500 aziende italiane che lavorano in Russia e non hanno intenzione di chiudere la loro attività. Gli accordi esistenti continuano ad essere attuati e se ne firmano di nuovi.

Si prevede che quest’anno l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) prenda comunque in esame la registrazione nella UE del vaccino russo “Sputnik V”. C'è ancora interesse in Italia e a San Marino per il vaccino russo? Continuerà la cooperazione tra gli specialisti del centro russo Gamaleya e dell'Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani?

San Marino è stato uno dei primi Paesi europei ad autorizzare l'uso del vaccino “Sputnik V” sul suo territorio. Grazie alla consegna tempestiva del vaccino nella primavera del 2020, è stato possibile organizzare nel Paese una campagna di vaccinazione completa e ridurre drasticamente l'incidenza della malattia. L'alta efficacia del vaccino a San Marino è stata dimostrata nella pratica. Per quanto ne so, nel 2021, le autorità dello stato hanno deciso di concentrarsi su altri farmaci per una campagna di "richiamo" con vaccini eterologhi. Tuttavia, nella Repubblica rimane alto l'interesse per lo “Sputnik V”: molti sammarinesi hanno optato anche per una terza dose del farmaco russo. Solo pochi giorni fa, San Marino ha deciso di riprendere il cosiddetto "turismo vaccinale" offrendo ai cittadini stranieri la vaccinazione con “Sputnik Light”.

Per quanto riguarda l'Italia, nonostante lo “Sputnik V” non sia ancora certificato a livello governativo, l'interesse per il farmaco russo è molto alto. L'ambasciata riceve numerose richieste di cittadini italiani che desiderano essere vaccinati con il nostro farmaco. Purtroppo siamo costretti a farci guidare dalle normative in vigore in Italia, comprese quelle adottate a livello paneuropeo.

Da parte nostra, sollecitiamo tutti a non politicizzare la salute e l'efficacia dello “Sputnik V”, che è già utilizzato in più di 70 paesi con una popolazione totale di più di 4 miliardi di persone. Continuiamo a sollevare con le autorità italiane competenti la questione del riconoscimento reciproco dei certificati di vaccinazione e della registrazione ufficiale dello “Sputnik V” da parte delle autorità farmaceutiche europee e italiane. Risolvere questo problema sarebbe senza dubbio nell'interesse dei cittadini russi e italiani.

Al contempo vorrei menzionare l’efficace collaborazione, nell’ambito del memorandum bilaterale firmato nell'aprile dello scorso anno, tra il Centro Nazionale di Ricerca di Epidemiologia e Microbiologia “N. F. Gamaleya” e l'Istituto Nazionale di Malattie Infettive “L. Spallanzani”. Gli scienziati russi hanno già visitato Roma due volte per testare, insieme ai loro colleghi italiani, l'efficacia dei vaccini russi e di altri vaccini contro il coronavirus, compresa la variante omicron. Il relativo studio congiunto è già pronto. Prevediamo di organizzare nel corso dell'anno una visita a Mosca di specialisti italiani guidati dai massimi esponenti dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive “L. Spallanzani”.

I russi sono tradizionalmente molto interessati ai viaggi nel Belpaese. Possiamo confidare in una semplificazione per i nostri cittadini delle norme da rispettare per visitare l'Italia? Lei prevede una ripresa del flusso turistico dalla Russia per quest'anno, almeno nella stagione estiva?

La Russia è finora nella lista degli stati dal cui territorio è permesso l'ingresso in Italia solo per motivi urgenti di natura medica, professionale, educativa o umanitaria. Di fatto il turismo è escluso. Allo stesso tempo, periodicamente vengono pubblicati i dati relativi alle enormi perdite subite dal settore turistico italiano. È noto che, prima dell'epidemia COVID-19, ogni anno fino a 1 milione di turisti russi visitava l'Italia. Ora, il recente decreto del governo italiano ha introdotto alcuni alleggerimenti delle restrizioni in merito all’obbligo del “certificato verde” europeo di vaccinazione per i visitatori, in particolare dalla Russia. Tuttavia, non c'è ancora una risposta concreta su quando potranno riprendere i viaggi turistici dalla Russia. Ovviamente molto dipenderà da come si svilupperà la situazione epidemica. Vorrei ricordare che il nostro paese ha da tempo aperto le sue frontiere ai turisti italiani che possono rimanere nel nostro paese senza alcuna restrizione secondo il proprio programma di soggiorno.

Il primo Canale della televisione russa ha mandato in onda uno spettacolo di Capodanno legato all'Italia per il secondo anno di fila. Il programma musicale parodistico è stato apprezzato anche da milioni di italiani. Questa è probabilmente un'altra conferma che la cultura è una delle manifestazioni più importanti delle relazioni amichevoli tra i nostri popoli. Come valuta l'attuale livello di cooperazione culturale bilaterale e quali eventi eccezionali possiamo aspettarci quest'anno?

Apprezzo molto la cooperazione culturale e umanitaria tra la Russia e l'Italia. Questo è un caso concreto di quando la cultura va al di là della politica. Tra gli eventi recenti più eclatanti vorrei ricordare il monumento a F.M. Dostoevskij che, alla fine dell'anno scorso, in occasione della celebrazione del 200° anniversario del grande scrittore e filosofo russo, è stato eretto a Firenze, città dove il nostro eminente connazionale soggiornò più volte e dove completò il suo immortale romanzo “L’idiota”.

Lo scorso settembre si è tenuto a Milano il " Summit museale", a cui hanno partecipato i ministri della cultura di Russia e Italia, che ha lanciato l'Anno incrociato dei musei tra Russia e Italia. In questo quadro sono previsti più di 30 eventi, tra cui scambi di mostre e altri progetti tra i principali musei dei nostri paesi, così come tra istituzioni culturali di piccole città.

Proprio nei prossimi giorni (dall'11 al 14 febbraio) le città di Roma, Bari, Brescia e Milano ospiteranno una tournée dell'Orchestra del Teatro Mariinsky diretta da Valery Gergiev alla quale ho il piacere di invitare gli appassionati di musica italiani.

In conclusione, vorrei dire che le relazioni tra la Russia e l'Italia hanno profonde radici storiche, si basano sul reciproco rispetto, la simpatia e la vicinanza culturale e spirituale dei popoli dei due paesi. Per quanto riguarda l’attuale situazione specifica delle relazioni tra Russia e paesi dell'Occidente, come si dice, le crisi vanno e vengono, ma gli interessi nazionali degli stati rimangono e io parto dall’assunto che quelli di Russia e Italia sono in gran parte simili o paralleli, il che dà motivo di sperare in un ulteriore dinamico sviluppo delle nostre relazioni.

Con interesse e piacere pubblichiamo il testo integrale della nota dell’Ambasciata Russa, apparsa sul proprio sito nella giornata del 27 gennaio 2022, comunicato, quest’ultimo, denso di analisi storiche e riflessioni geopolitiche, sull’attuale crisi in Europa Orientale.

Abbiamo preso atto, provando persino una certa curiosità, dell’ennesimo esempio di propaganda semi-militare statunitense cortesemente presentato al pubblico dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia il 21 gennaio 2022 sotto il titolo “How Russia conducts flag operations”. Non è nostra intenzione commentare tali fantasie e mistificazioni ossessive, poiché rientrerebbe, piuttosto, tra i compiti di uno psichiatra. Probabilmente, a districare il caso saranno gli esperti del Walter Reed National Military Medical Center (Maryland), proprio quello dove nel 1949 mise fine alla sua vita l’ex Primo Segretario alla Difesa James Forrestal, ripetendo più volte prima del suicidio la frase “i russi stanno arrivando!

Già un noto esponente nazista che però non raggiunse il Processo di Norimberga consigliava all’epoca di mescolare alla menzogna delle semi-verità e persino la verità, per ottenere un effetto di credibilità. Raccomandazione seguita alla lettera dalla rappresentanza diplomatica statunitense a Roma nel divulgare le uniche informazioni veritiere sui contatti del Segretario di Stato Antony Blinken. E chi altri, se non gli USA, con la loro ricca esperienza di provocazioni a livello internazionale, sono gli esperi più competenti nelle sofisticate operazioni “sotto falsa bandiera”? 

Forse, i primi passi su questo terreno, Washington, li aveva già mossi nel lontano 1898, quando nel porto dell’Avana saltò in aria la corrazzata USS Maine, provocando la morte di 266 marinai e ufficiali statunitensi. Il ruolo del colpevole fu immediatamente assegnato al governo spagnolo e la tragedia servì da pretesto per scatenare la guerra ispano-americana. Solo parecchi anni dopo, quando furono recuperati i resti della nave affondata, venne fuori che l’esplosione era avvenuta non all’esterno della corrazzata, ma dentro. Tuttavia, nessuno, ovviamente, ebbe intenzione di presentare le scuse al Madrid e di restituire alla corona spagnola Cuba, Porto Rico, Guam e Filippine.

Nello stesso ordine di cose deve essere annoverato, indubbiamente l’incidente del Golfo del Tonchino, avvenuto del 1964. Oggi è ormai chiaro che il 4 agosto di quell’anno non ci fu nessun attacco da parte delle motosiluranti nordvietnamite contro i cacciatorpedinieri americani. Eppure, la Risoluzione del Tonchino, adottata dal Congresso statunitense, “a caldo” si rivelò un fondamento giuridico per coinvolgere le forze armate degli USA nel Vietnam, moltiplicando in questo modo il numero delle vittime e le sofferenze del popolo vietnamita. 

E cosa dire dell’intervento dell’esercito americano a Grenada nel 1983? Il presidente degli USA Ronald Reagan aveva escogitato un’ottima protezione per la cittadinanza statunitense nello stato caraibico per difenderla dalla fantasiosa “occupazione cubano-sovietica”. Come conseguenza si realizzò una vera e propria occupazione statunitense di Grenada, che servi da modello per l’intervento successivo anche a Panama del 1989.

Impossibile non menzionare a questo punto il famigerato discorso del Segretario di Stato degli USA Colin Powell all’ONU, quando nel 2003 agitava energicamente una fiala con polvere bianca a conferma del possesso da parte dell’Iraq di armi di distruzione di massa. In realtà non ci fu trovata nessuna arma, ma il danno alla sovranità dell’Iraq, provocato dalla guerra scatenata dagli USA, continua ancora oggi a essere avvertito nella vita di questo Paese. 

Sullo sfondo di queste provocazioni su vasta scala, quasi si perdono di vista  dei “pesciolini” come, ad esempio, il rapimento dell’imam Abu Omar a Milano, compiuto per mano degli agenti della CIA nel 2003 e il suo illegale trasferimento dall’Italia nello stesso anno. I colpevoli del sequestro di persona, condannati dal Tribunale italiano, non hanno però scontato la pena da infliggere.

Del resto, Ronald Reagan e Colin Powell ormai stanno rispondendo dei propri atti dinanzi ad un Giudzio molto più “in alto” della Corte Suprema degli USA. Mentre gli addetti alla propaganda in servizio presso l’Ambasciata statunitense in Italia, fedeli ai loro insegnamenti, continuano ligi ai loro compiti… "