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Sono meravigliato e stupito per il servizio realizzato dagli amici di Rete8 riguardo le polemiche suscitate da un giornalino locale denominato "LACERBA", il quale sembra, sempre stando al servizio televisivo della sopraddetta emittente, abbia chiesto la revoca della cittadinanza onoraria conferita dal Comune di Loreto Aprutino a Sua Eccellenza l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov. Onorificenza, quest’ultima, concessa in occasione della I Giornata Regionale dell’Amicizia Italo/Russa e tenuta, presso il Castello Chiola nell’Ottobre del 2019, cioè prima dell’emergenza Covid e molto prima dell’attuale crisi ucraina.

Dunque non si capisce dove sia il nesso di casualità tra ciò che, ahimè, sta accadendo al di qua e al di là del fiume Donec e quella splendida giornata che, ha fatto incontrare, per la prima volta in Abruzzo, le istituzioni italiane (infatti non era presente solo il Comune di Loreto Aprutino ma anche altri sindaci dei comuni abruzzesi, rappresentanti: della Provincia, della Regione Abruzzo, del Parlamento italiano e anche delle forze armate italiane) con quelle russe in un tentativo di costruire un ponte che aprisse la strada agli investimenti moscoviti nel nostro territorio.

Sono esterrefatto perché, da quel momento in poi, in molti: amministratori, imprenditori o uomini di cultura, abruzzesi e non solo, hanno bussato alla mia porta per entrare in contatto con quel mondo, ed oggi che, delle situazioni spiacevolmente accorse, non certo per nostra volontà, si sono manifestate, c’è chi, in cerca di notorietà, forse cosciente della propria inconcludenza, cerca di speculare, anziché rasserenare gli animi, soffia sul fuoco, anziché favorire la pace, unico bene, quest’ultimo, veramente prezioso.

Sono sorpreso perché, Rete8 - pur parlando della mia persona - non mi ha dato la possibilità di pronunciarmi, eppure tutti hanno il i miei contatti e sanno dove trovarmi, infatti, non abito mica nella “Grotta di Gesù Bambino”.

Dico questo non perché abbia bisogno di pubblicità, quanto perché chiamato in causa e vero conoscitore dei fatti. Ma veniamo al dunque:

  1. L’Amministrazione comunale di Loreto Aprutino non ha sposato in alcun modo la politica del Presidente Putin, ha, semmai, cercato di costruire un ponte con la Russia in ambito culturale, economico e turistico;
  2. A seguito della giornata dell’Amicizia Italo Russa le istituzioni abruzzesi avevano ricevuto un importante impulso per far si che il nostro aeroporto regionale venisse collegato con uno scalo russo;
  3. A seguito di quella Giornata d’incontri presso il Castello Chiola, il Comune di Loreto Aprutino è stato invitato ufficialmente in Russia, nella cittadina di Ryazan, per un convegno che avrebbe visto presenti città legate alla tradizione della ceramica provenienti da tutto il mondo e in tale contesto si sarebbero aperte le premesse per il gemellaggio del Comune abruzzese con una città russa. Ahimè, però, a seguito del Covid, tale evento è stato annullato. Questo però non toglie che Loreto Aprutino sarebbe stata protagonista nella successiva edizione, salvo poi, ritrovarci nella crisi diplomatica che attualmente tutti noi stiamo vivendo;
  4. Prima che la pandemia bloccasse definitivamente tutte le attività, la mia Associazione stava lavorando alla II Giornata Regionale dell’Amicizia Italo/Russa. Manifestazione che, rispetto alla prima edizione, avrebbe visto anche il gemellaggio in presenza di un importante Università Russa con un omologo Ateneo Abruzzese.

Detto ciò, dove sarebbero gli estremi per revocare la cittadinanza?

Forse per eccesso di opportunità e di buona fede?

Suvvia, siamo seri.

Se dovessimo revocare la cittadinanza ad un diplomatico per eventi a lui non imputabili allora dovremmo anche restituire 9,5 milioni di Euro che il Cremlino ha donato alla Città dell’Aquila per la ricostruzione di Palazzo Ardinghelli e la Chiesa di San Bernardo, così come dovremmo restituire tutto il materiale che la Russia, gratis et amore dei, ha donato al popolo italiano, nella primissima fase della Pandemia, attraverso l’invio di famosi 17 aerei colmi di uomini e mezzi.

Suvvia, siamo seri, capisco che tra poco si tornerà al voto e che nel bailamme generale c’è chi è in cerca di pubblicità, ma essendo che siamo in presenza di una guerra in atto, chiederei, da parte degli interessati, un po' più di etica ed onestà intellettuale.

Cordialmente vostro amico.

 

Lorenzo VALLOREJA

                                                                            

L’Associazione degli Italiani Amici della Russia plaude all’iniziativa di Sua Santità, Papa Francesco, il quale, nel nome della Pace e dell’amore in Cristo, ha annullato tutti i suoi appuntamenti e si è recato all’Ambasciata della Federazione Russa, presso la Santa Sede, per chiedere al rappresentante del Cremlino, Sua Eccellenza, Alexander AVDEEV, la fine degli scontri.

Infatti, in queste ore, si fa un gran parlare di, sanzioni, operazioni militari, contro sanzioni, ecc, ecc, tutti provvedimenti che, anziché far ragionare le parti, non fanno altro che esasperare gli animi.

Osservando ciò che sta accadendo in Ucraina, cristianamente parlando, potremmo certamente affermare che: chi è senza peccato scagli la prima pietra!”.

L’instabilità in quella parte del mondo, infatti, non è iniziata pochi giorni fa, ma viene da lontano.

Nasce:

  • Dalla necessità legittima di Mosca di vedere garantita la propria Sicurezza Nazionale;
  • Dal Sacro Santo Diritto del popolo ucraino ad essere artefice del proprio destino;
  • Dal diritto delle minoranze russe, ivi presenti in Ucraina, di vedere riconosciuti i propri diritti e la propria autonomia;
  • Dal mancato rispetto degli accordi informali degli anni 90 del secolo scorso che prevedevano l’impossibilità dell’allargamento della NATO ad Est del fiume Oder;
  • Dal fatto che la NATO, pur conoscendo le contrarietà manifestata apertamente dalla Russia, ha prima lusingato e poi illuso, l’Ucraina, facendole così abbandonare la strada della cosiddetta finlandizzazione del proprio territorio che tanti dolori le avrebbe di certo evitato in questi anni.

Ora che il dado è ormai tratto - davanti ai morti che continuamente sono stati sepolti dal 2014 ad oggi - a poco servono le accuse e gli epiteti lanciati tanto da una parte quanto dall’altra, specie se, a farne le spese, come sempre, sarà solo il popolo comune.

 Perciò, riprendendo la nostra iniziativa dell’Aprile 2021 - con la quale scrivemmo una Lettera indirizzata sia al Presidente Putin, che al Presidente Biden, così come al Premier Mario Draghi, quanto, anche, al Santo Padre, per far si che si tenesse in Italia, un vertice tra le parti, per la pace in Ucraina, con la supervisione di Papa Francesco – TORNIAMO A CHIDERE:

  1. AL PREMIER MARIO DRAGHI DI METTERE A DISPOSIZIONE IL NOSTRO PAESE PER QUESTO VERTICE;
  2. AL SANTO PADRE DI METTERE A DISPOSIZIONE LA PROPRIA PERSONA IN QUALITA’ DI GARANTE DI QUESTI ACCORDI;

Chiaramente, affinché ciò sia possibile, chiediamo all’Italia di defilarsi, in questo momento storico, dal fronte occidentale in merito alle sanzioni o eventuali invii di truppe ad est, giacché, se il popolo italiano è ormai stanco, dopo due anni di emergenza legata alla pandemia e fiaccato oltremodo dall’impennata dei prezzi e tariffe, le popolazioni slave che vivono al di qua ed al di là del fiume Donec, sono letteralmente stufe di tante tribolazioni e restrizioni e non è che, con il voler imporre la propria verità, si possa chiedere di trattare.

Infatti, come disse Papa PIO XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”.

Il 24 febbraio 2022 l’ambasciatore della Russia in Italia S.S. Razov è stato convocato al Ministero degli esteri dal segretario generale del dicastero E. Sequi.

Nell’ambito dell’incontro, la parte italiana ha illustrato la posizione dei vertici del paese in merito a quanto avviene in Ucraina.

Per parte sua, l’ambasciatore S. Razov, sulla base dell’appello fatto dal Presidente V.V.Putin, ha spiegato i retroscena e le cause della situazione creatasi in Ucraina e illustrato le intenzioni della parte russa relativamente all’operazione militare speciale.

L’ambasciatore ha espresso l’auspicio che rispetto alla situazione ucraina, l’Italia mantenga quella politica ponderata che tradizionalmente caratterizza le relazioni bilaterali tra Russia e Italia.

L’ambasciatore Razov ha chiesto alla parte italiana di garantire al dovuto livello la sicurezza di tutti i cittadini russi che si trovano in territorio italiano, compreso il personale delle missioni diplomatiche della Federazione Russa.

Il segretario generale del Ministero ha promesso la propria collaborazione tramite i competenti organi italiani

la nostra Associazione vuole rendere omaggio a questa pietra miliare della scrittura con questo bell'articolo redatto dal nostro Consigliere agli Interscambi Culturali, Antonio Martino.

Esattamente duecento anni fa, l’undici novembre 1821 sotto il regno di Alessandro I nasceva a Mosca Fedor Michailovic Dostoevskij, che a San Pietroburgo moriva, circa un mese prima dell’assassinio a opera dei  populisti-nichilisti di Alessandro II (l’abolitore della servitù della gleba).

Non so se la parabola terrena del sommo romanziere si concluse a poca distanza dal Palazzo d’ Inverno nei pressi del quale lo sventurato zar fu dilaniato dall’ esplosivo assieme a cavalli e altre persone: in tal caso, se fosse vissuto poche altre settimane un rombo gli avrebbe sicuramente confermato la validità della profezia de I Demoni sul veleno della società moderna, anche di quella più apparentemente refrattaria alla occidentalizzazione liberale come quella russa. Veleno presente in modo diverso sia nei ranghi del Potere che tra le ombre della Rivolta.

E lui, non ne sapeva qualcosa con la maldestra adesione a una società segreta non molto sovversiva che comunque gli valse l’agghiacciante esperienza della “grazia sovrana” (chiaramente già pianificata) ma solo dinanzi al plotone di esecuzione ?

Delitto e castigo (1866)L’ Idiota (1869), I demoni (1872) e I fratelli Karamazov (1880). Sono solo qualcuno dei suoi capolavori, tra i più universalmente noti e suggestivi, saccheggiati da cinema e televisione che ne hanno tentato riduzioni davvero minimali. Con Dostoevskij e il romanzo russo  dell’Ottocento in generale, la capacità di scandagliare l’animo umano arriva a livelli straordinari, quasi paradossalmente disturbanti e assolutamente pari se non superiori alla letteratura francese di uno Stendhal, di un Balzac, di un Flaubert, di un Hugo.

Se il conte Tostoj scivolò progressivamente verso il modernismo e il pacifismo, già abbastanza visibili nell’ immenso Guerra e Pace, Dostoevski non si fece contagiare dall’ occidentalismo, pur non essendo certo diventato un fanatico zarista. Lo fu per fatti concludenti, non per proclami che suonassero come abiure inutilmente umilianti. Gli interessò soprattutto l’Uomo e l’Altro: cioè Dio e in particolare Cristo.

E la sua mentalità intimamente “imperiale” la si desume anche dalla incomprensione della nostra unità nazionale, sembrandogli assurdo che Roma, da capitale di un potere universale si abbassasse a capitale di uno stato di secondo ordine.

Mi è capitato di leggere un curioso accostamento del tenente Colombo all’investigatore di Delitto e Castigo. Sia nel romanzo che nella famosa serie TV americana, il colpevole dell’uccisione dell’usuraia è già noto: straordinaria la modernità del grande russo che assieme al Poe del Delitti della Rue Morgue, parrebbe, credo involontariamente, tra gli antesignani del genere poliziesco letterario.

Moderno, affascinante, e cibo per animi sanamente inquieti e non omologati, il grande moscovita.

Meditiamo questa frase tratta da Memorie dal sottosuolo: „Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a sé stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente.

 

Stimato Direttore,

ha richiamato la nostra attenzione l'ampio articolo intitolato "Bergamo, virus, spie e vaccini" pubblicato sul Suo quotidiano il 20 giugno, in cui il giornale ripercorre i fatti di marzo-aprile 2020, quando un gruppo di medici virologi ed esperti disinfettatori russi ha operato nel Nord Italia.

Tre righe e mezzo dell’articolo contengono l'ammissione che "i soldati russi a Bergamo hanno fornito assistenza concreta, curando decine di pazienti, durante le ore più buie della storia recente e disinfettando decine di centri per anziani". Le restanti quasi 500 sono una congerie di invenzioni sul contenuto reale di quella che sarebbe stata una missione militare dell’intelligence russo nello spirito delle "guerre ibride", "una campagna di disinformazione e propaganda", con addirittura elementi della "competizione per riscrivere la mappa geopolitica del pianeta". Tentare un’analisi dettagliata di tutta questa serie di invenzioni sarebbe una perdita di tempo. Prendiamo in considerazione solo alcuni fatti.

Ricordo bene come un anno fa questo stesso giornale e un certo numero di altri media italiani cercò, senza alcuna prova, di individuare la natura spionistica della nostra missione che avrebbe tentato di ottenere informazioni sulle strutture militari italiane e della NATO a Bergamo e Brescia, dove erano impegnati i nostri specialisti. I chiarimenti in merito al fatto che quelle aree erano state individuate dalle autorità italiane sono stati semplicemente ignorati. C'è voluto più di un anno perché gli autori di "La Repubblica" ammettessero finalmente quello che era ovvio e cioè che le strutture militari italiane e della NATO, come è risultato, non erano l’obiettivo della nostra missione umanitaria (pare non siano avvezzi a scusarsi per la palese disinformazione, attivamente diffusa nella primavera del 2020).

Ma, come si dice, ciò che è storto non si può raddrizzare (Ecclesiaste 1:15). Ora gli scrittori di "La Repubblica" ci attribuiscono la colpa di aver inviato in Italia
i nostri migliori medici virologi ed epidemiologi, dotati di grande esperienza (è vero, ne abbiamo orgogliosamente parlato fin dall'inizio), di aver utilizzato sul posto un moderno laboratorio mobile, che avrebbe analizzato "la struttura genetica del virus e inviato i dati a Mosca con il sistema satellitare di comunicazione criptata". Sì, anche allora abbiamo parlato di questo laboratorio mobile che era impegnato esclusivamente nel monitoraggio della salute del contingente, nella messa a punto delle metodiche e delle dosi di protezione immunitaria, nell'analisi PCR e nella genotipizzazione. (A proposito, effettivamente abbiamo registrato casi di infezione da coronavirus tra i nostri militari che hanno lavorato nelle zone più pericolose d'Italia). Di quali altri compiti e possibilità nascoste di questo laboratorio possono parlare gli autori, se loro stessi ammettono che nessun estraneo ha potuto accedervi.

Poi, l'affermazione forse più ridicola e sacrilega dell’articolo: "il vaccino Sputnik V è nato dal virus italiano". (I russi hanno rubato il COVID italiano?!) Gli autori cercano di tracciare un legame causale e temporale diretto tra il lavoro della nostra missione e l'invenzione del vaccino russo. E cioè: i dati clinici acquisiti in Italia "con un’operazione di spionaggio" avrebbero permesso ai nostri specialisti di produrre un vaccino nel più breve tempo possibile. I conti non tornano. Fonti sanitarie e militari in Italia - dice il giornale - confermano che "i russi non erano autorizzati a portare campioni e provette fuori dagli ospedali dove curavano i pazienti". Inoltre, la Russia ha iniziato a testare lo Sputnik V su volontari già a giugno e ad agosto questo vaccino è stato il primo al mondo ad essere certificato. È chiaro anche a un profano che l’invenzione del vaccino non poteva che essere
il risultato di molti anni di ricerca su altre malattie virali.

È assolutamente ovvio che il lavoro eroico dei nostri militari in Italia, durato ben 46 giorni, ha fornito una certa esperienza nella comprensione del pericolo di questa malattia, della velocità e delle peculiarità della diffusione dell'infezione, arrivata in Russia, com’è noto, tre o quattro settimane dopo l'Italia. E questa esperienza è stata debitamente utilizzata per sviluppare le nostre misure contro
la pandemia. Ma dove sarebbe qui il crimine?! Si tratta di un percorso di collaborazione assolutamente naturale e generalmente accettato, che peraltro prosegue ancora oggi. Al momento, l'Istituto Spallanzani di Roma sta conducendo studi clinici scientificamente importanti sul vaccino Sputnik V con la partecipazione di specialisti russi. Altre prove sono previste nell'ambito del rispettivo Memorandum di cooperazione firmato nell'aprile di quest'anno. Se il giornale Repubblica dedicasse anche solo un centesimo del suo voluminoso materiale a tale lavoro comune, volto a combattere l'epidemia, a nostro parere offrirebbe un servizio migliore e più interessante ai lettori dell’autorevole quotidiano.

E infine, un'ultima cosa. Gli autori definiscono Bergamo "un campo di prova per nuovi conflitti ibridi". Noi invece partiamo dall’assunto che questo è il luogo in cui al popolo italiano in difficoltà i vertici e il popolo della Russia hanno disinteressatamente dato una mano. Qui sta la principale divergenza con la redazione del giornale, la cui politica provoca la nostra reazione a questo genere di informazioni.

L’Ambasciatore della Russia in Italia

Oggi 12 giugno è la Festa Nazionale della Federazione Russa o se preferite "Festa della Bandiera".

Questa ricorrenza viene festeggiata ogni anno dal 1992 e celebra l'adozione della Dichiarazione di Sovranità Statale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa.

La dichiarazione ha segnato l'inizio della riforma costituzionale nello stato sovietico russo e la proclamazione della sovranità della Federazione, oltre che l'indipendenza della Russia.

Non potevamo quindi che congraturarci con i nostri amici russi, sperando, per il prossimo anno, di ritrovarci nuovamente in Ambasciata, a Villa Abameleck, per festeggiare tutti insieme questa fausta giornata.

Voglio inoltre ricordare a tutti gli amministratori locali che collaborano con la nostra associazione, agli iscritti ed ai simpatizzanti, la tavola rotonda di oggi pomeriggio, in modalità webinar sul tema: "Incontro Putin/Biden - prospettive di dialogo tra due superpotenze nel III millennio", per la quale avete ricevuto in posta elettronica debito invito con relativo link di collagamento

il Presidente

Lorenzo Valloreja

 

Nella giornata del 18 maggio 2021, questa Associazione ha ricevuto una lettera di ringraziamento, da parte dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, la quale si è espressa per conto del proprio Governo, in merito alla nostra iniziativa volta a tenere il vertice bilaterale tra Russia e Stati Uniti in territorio italiano.

A tal riguardo il Presidente dell’Associazione degli italiani amici della Russia, Lorenzo Valloreja, si è così espresso: <<Sono molto lusingato per questo che è senz’altro un attesto di stima verso il nostro operato. Tuttavia ciò che mi ha reso veramente felice è l’aver avuto conferma, attraverso la missiva dell’Ambasciata, del fatto che, al di là di tutte le polemiche lette sugli organi di stampa occidentali, la Federazione Russa sia fattivamente in campo per la normalizzazione dei rapporti con Washington. Nella lettera in questione, infatti, i diplomatici russi non hanno esitato nel definire “positiva l’iniziativa del Presidente Statunitense J. Biden atta ad organizzare il summit con il Presidente Russo V.V. Putin”. Inoltre, stando sempre alla lettera dell’Ambasciata, è altrettanto evidente, che il Cremlino stia tuttora “esaminando la situazione corrente per prendere la rispettiva decisione sull’eventuale luogo e data dell’incontro”. Quindi, la porta è letteralmente aperta anche per una soluzione italiana. Se a ciò sommiamo anche la dichiarazione del Presidente dell'Ucraina - Vladimir Zelensky, il quale, una decina di giorni dopo la nostra missiva indirizzata ai potenti della terra, riprese la proposta in questione chiedendo, alle parti in causa, la mediazione del Vaticano - la cosa si fa sempre più positiva. D’altronde, se tutti vogliono dialogare e tutti vogliono la pace, la crisi non potrà che risolversi in breve tempo con grande sollievo per tutta la comunità internazionale.>>

CLICCANDO QUI E' POSSIBILE VISIONARE LA LETTERA DELL'AMBASCIATA

Sono contento che la proposta della organizzazione che mi onoro di presiedere, l'Associazione degli italiani amici della Russia, sia presa nella debita considerazione dal Presidente dell'Ucraina, Vladimir Zelensky. Ricorderete, infatti, quando, giorni fa, scrissi di mio pugno al Santo Padre, a Biden, a Putin ed a Draghi, chiedendo la mediazione del Vaticano in merito alla crisi ucraina. È sempre un bene, in queste circostanze, che a prevalere sia la diplomazia piuttosto che la forza militare. Il mondo, e con esso noi tutti, attende impaziente.

 

 

 

https://it.sputniknews.com/mondo/2021042810471253-zel..