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In questi ultimi tempi, in Italia, si è tornati a fare un gran parlare delle ingerenze russe, argomentazioni, queste ultime, che, seppur puntualmente smentite, sono pur sempre servite a creare quel clima di sospetto e diffidenza, verso certa classe politica, per distogliere l’attenzione dai reali problemi del Paese e alimentare la russofobia tanto cara in quel di Washington.

Così, mentre il mainstream è stato impegnato a gridare al lupo al lupo, nessuno si è accorto, in Italia e in Europa, di chi realmente stesse compiendo ingerenze, influenzando, così, non solo la politica estera di chi è rimasto vittima di queste azioni, ma, anche le scelte economiche della Nazione malcapitata.

Con le fughe di gas occorse nelle giornate del 26 e 27 settembre 2022, prima al Nord Stream2 e poi al Nord Stream1, è il caso, ad esempio, della Germania di Scholz.

Berlino, infatti, al di là della retorica europeista, dipende tutt’ora, per il 55%, dalle forniture di gas naturale russo ed è per questo motivo che, pur essendo cambiati negli anni le maggioranze ed i governi che ne hanno determinato l’azione, è stata sempre molto restia a formulare nuove sanzioni contro il Cremlino, così come ha palesato, in più di un’occasione, la propria avversione ad un tetto massimo sul prezzo del gas.

Certo, i tedeschi odiano i russi e viceversa, ma in questo frangente, fino ad oggi, ha sempre vinto la realpolitik perché sanno benissimo di essere complementari sul piano strategico.

Pertanto, alla faccia della NATO e degli Stati Uniti, nonostante le minacce della Casa Bianca, il Nord Stream2 è stato portato a completamento nel settembre del 2021, salvo poi, a causa della Guerra in Ucraina, non rendere operativa questa condotta, ma l’opera era lì, pronta ad essere usata in tempi migliori.

Questo gasdotto è il gemello di un’altra linea precedentemente realizzata e resa operativa: il Nord Stream1. Quest’ultima è in grado di alimentare ben 25 milioni di abitazioni ed il progetto di questi due “tubi” fu fortemente contrastato sia dall’amministrazione Obama che dalla successiva presidenza Trump in quanto, in essa, gli Stati Uniti vedevano una perdita di egemonia sul vecchio continente.

Addirittura, l’ossessione americana per queste opere arrivò al punto tale che nell’agosto 2020, Tom Cotton, Ron Johnson e Ted Cruz, tre in fluentissimi senatori americani del Partito Repubblicano – tra i quali Cruz è stato anche candidato alle primarie per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti nel 2016 – indirizzarono una lettera a Frank Kracht, Sindaco, all’epoca, di Sassnitz, una piccola città portuale di appena 10mila abitanti, situata a Nord-Est dell’isola di Rugen, Germania, con la quale lo minacciavano di durissime rappresaglie se avesse continuato ad ospitare nel porticciolo della propria cittadina le navi che stavano costruendo il Nord Stream2.

Per fortuna, a difesa del povero primo cittadino, intervenne la Merkel stessa, e l’opera andò avanti.

Non paga di questo, la Casa Bianca, nella persona del Presidente Biden, nell’aprile del 2021, nominò un inviato speciale per tentare di fermare la realizzazione del Nord Stream2, Amos Hochstein.

Hochstein, esperto di questioni energetiche e già collaboratore di Obama, è stato anche consigliere di amministrazione della compagnia di stato ucraina, Naftogaz, la quale, subordinata al ministero dell’energia, si occupa principalmente di petrolio e gas. Inoltre, Amos Hochstein, ha ricoperto il ruolo di vicepresidente di “Tellurian”, società del Texas attiva nell’esportazione di gas naturale liquefatto (Gnl), quello cioè, che, per intenderci, l’Italia sta comprando dagli Stati Uniti.

Ora, all’epoca della nomina dell’inviato speciale americano, Waldemar Gerdt, membro del Bundestang tedesco, dichiarò in assemblea: << Gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra ai progetti economici dei propri alleati in Europa e hanno intenzione di distruggere la concorrenza sia con mezzi politici che militari, se è necessario >>.

Ed arriviamo ai giorni nostri, dove, per l’appunto, due condotte del gas, il Nord Stream1 ed il Nord Stream2, posizionate rispettivamente a 88 metri di profondità, la prima, e a 70 metri, la seconda, hanno subito dei guasti tali da essere compromesse per sempre e secondo voi tali eventi sarebbero da addebitarsi all’accidentale o al dolo?

Beh, se non si viene giù dalla montagna del sapone, sicuramente la risposta unanime sarà il dolo.

E se questi incidenti sono dolosi, secondo voi, a chi potrebbero essere ascritti?

Stranamente, contravvenendo ad ogni rigor di logica, per quanto pocanzi da me affermato, la stragrande maggioranza degli organi di stampa occidentali ha addebitato la responsabilità a Mosca e nello specifico a dei droni sottomarini dell’esercito russo che avrebbero fatto saltare le condotte nelle vicinanze dell’isola danese di  Bornholm … roba da matti!

Ma come si può pensare che la Russia farebbe saltare delle condotte quando queste, per Mosca, rappresentano ancora una delle principali fonti di reddito?

Al contrario, gli Stati Uniti, facendole saltare, avrebbero:

  • Forzato la mano della Germania riguardo il proprio sganciamento dalla dipendenza energetica nei confronti della Russia;
  • Indotto l’Unione Europa, senza colpo ferire, a varare un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti del Cremlino;
  • Affossato l’economia tedesca che, ricordiamolo, senza il gas russo sarà costretta nell’immediato a delocalizzare aziende come la Volkswagen e quindi a depotenziare anche l’economia europea nel suo complesso;
  • Indotto a Gazprom ad azionare delle contromisure nei riguardi di altri concorrenti come Naftogaz.

È infatti di queste ore la notizia che Mosca potrebbe sanzionare il gestore della rete ucraina.

In tal caso la società non potrebbe più effettuare i pagamenti di gas che finiscono poi in Europa con grande danno anche per l’Italia.

Ed è in virtù di questo che, al di là delle dichiarazioni rese dall’Onorevole Giorgia Meloni in campagna elettorale, chiediamo a gran voce, al nuovo Governo Italiano, di riprendere la strada del dialogo con la Russia, facendosi artefice e mediatore di pace, e non limitandosi a recitare la parte del fido alleato degli Stati Uniti a tutti i costi, anche a prezzo della consunzione dei popoli del vecchio continente.

                                                                                         il Presidente dell'Associazione

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Lo so, forse potremmo sembrare fin troppo presenzialisti, ma, posso assicurarvi che, il nostro continuo comunicare con la stampa, in questi giorni, è dovuto esclusivamente all’incredibile serie di eventi e colpi di scena, che si stanno verificando in maniera quasi compulsiva.

Capita così che, dallo “scivolone” di Biden - in merito alle proprie dichiarazioni rilasciate in quel di Varsavia contro Putin che sembravano aver allentato le tensioni tra l’UE e la Russia – ci sì è ritrovati, pochi giorni dopo, con la costatazione di un massacro avvenuto a Bucha ed ora con l’espulsione di 30 diplomatici Russi dall’Italia, 40 dalla Germania e un numero non ben precisato dalla Francia. Il tutto, si badi bene, è avvenuto, stante le dichiarazioni ufficiali dei Paesi coinvolti, per garantire le rispettive sicurezze nazionali ed europee.

In realtà io credo che il tutto sia avvenuto semplicemente perché, gli Stati Uniti, vero dominus del campo occidentale, non abbiano nessuna voglia di mandare l’Ucraina a trattative ed anzi, intendano prolungare il più possibile questa guerra, da un lato, per fiaccare quanto più possibile l’Armata Rossa e, dall’altro, accertarsi che il processo di affrancamento dell’Europa dagli idrocarburi russi avvenga nelle dovute forme e tempistiche utili esclusivamente all’economia americana.

In tutto questo la politica nostrana sembra essere stata colpita da pura follia, perché non vi può essere altro aggettivo per descrivere chi, sia in ambito privato che pubblico, pone in essere dei gesti sotto la spinta, non della logica, ma, dell’irrazionalità, non del dialogo, ma, dell’unidirezionalità.

Infatti, da che mondo e mondo, i diplomatici servono, a costruire ponti di dialogo e di speranza, non a ledere le sicurezze altrui.

Se, ad esempio, noi espelliamo 30 diplomatici russi, come in effetti è stato, è logico che Mosca faccia altrettanto per un mero discorso di risposta proporzionale e simmetrica, dunque in queste condizioni come possiamo pensare di trovare la pace?

Ma è mai possibile che nessuno nel Governo del nostro Paese si sia reso conto che l’attuale posizione assunta dall’Italia è totalmente inopportuna non per la tutela degli interessi russi e neanche per quelli ucraini, quanto per il mantenimento di quelli del popolo italiano?

Ma è proprio così difficile, in questa occasione, essere come la Turchia di Erdogan o lo Stato di Israele di Bennett?

Pescara 05/04/2022                                             

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PUBBLICHIAMO UNA COMUNICAZIONE DELL'AMBASCIATA RUSSA IN ITALIA RIVOLTA A TUTTI GLI AMICI DELLA RUSSIA:

Cari amici della Russia in Italia!
Ogni giorno la nostra Ambasciata riceve migliaia di messaggi con sincere parole di sostegno e solidarietà. Esprimiamo la nostra viva gratitudine a tutti i cittadini italiani, che, nonostante la valanga di propaganda antirussa, di fake news e di palesi falsificazioni diffuse da alcuni media occidentali, manifestano sincera preoccupazione per i destini del nostro Paese, per il futuro delle relazioni russo-italiane. Condividiamo la vostra indignazione per vari tentativi di «cancellare» la Russia e di seminare rancore tra noi: russi e italiani.
Grazie di cuore a tutti voi: professori e studenti, giornalisti, scrittori, sacerdoti, rappresentanti di forze politiche e associazioni culturali, imprenditori, avvocati, medici, architetti, rappresentanti del mondo della scienza, dell'arte e dello sport, nonché tantissimi altri comuni cittadini italiani.
Il nostro Popolo ha attraversato molte prove difficili nella sua storia. Supereremo anche le attuali avversità. «Le crisi vanno e vengono, ma gli interessi nazionali restano».
I russi e gli italiani hanno molte affinità. Crediamo che le relazioni tradizionalmente amichevoli tra i nostri Paesi abbiano delle prospettive per ulteriore sviluppo e cooperazione.
Con rispetto e gratitudine,
l'Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

Quando, giorni fa, abbiamo detto che era necessario abbassare i toni ( perché si stavano creando le condizioni, internamente al nostro Paese, per una campagna d’odio nei confronti dei cittadini russi e non solo, ed esternamente all’Italia, per una perdita sostanziale del nostro appeal diplomatico nei confronti del Cremlino ai fini di un eventuale mediazione italiana per una risoluzione pacifica della crisi ucraina) non ci sbagliavamo affatto. Non sollevavamo polveroni vittimistici.

Ed ora che, anche la nostra organizzazione, unitamente a tante altre similari, è stata minacciata a mezzo web, siamo ancora più convinti e determinati riguardo il nostro modus operandi che, ricordiamolo, si basa rispetto a ciò che sta accadendo ad Est, esclusivamente sulla buona volontà, la mediazione e la ricerca della pace. Costi quel che costi, per il bene degli Ucraini, dei Russi, ma soprattutto degli Italiani. Giacché non siamo “filorussi” o non so cosa peggio, ma italiani patriottici e propositori di certe visioni, anche e soprattutto geopolitiche. Certo, ora soprattutto, non cantiamo nel coro o non impariamo il copione. Gli amanti del bel recitare e declamare possono scegliere altri teatri.

Nonostante ciò, vi è chi, ieri sera, ci ha inviato una mail delirante e minacciosa dal seguente tenore: <<..….CHIUDETE IMEDIATAMENTE LA VOSTRA SEDE E SPARITE DALLA CIRCOLAZIONE! ANCHE DAL WEB! … IL NOSTRO GRUPPO E’ MOLTO DECISO A PROTEGGERE GLI ITALIANI DAL PERICOLO ALIMENTATO DAGLI ANIMALI RUSSI … COMUNICATE ANCHE AI VOSTRI ASSOCIATI DI NASCONDERE CHE SONO RUSSI O FILORUSSI  POICHE’, GRAZIE A PUTIN, STA NASCENDO IN ITALIA E NEGLI ALTRI PAESI UN MOVIMENTO SIMILE A QUELLO CHE FU CONTRO GLI EBREI AL TEMPO NEL NAZISMO … ..>>.

Ebbene, premesso che noi non abbiamo paura di simili farneticazioni e che la convivenza civile è l’unico vero bene che deve essere tutelato dalle istituzioni, è fuor di dubbio che il Governo dovrebbe rivedere, unitamente a tutti gli organi d’informazione, la narrazione di questa crisi diplomatico/militare.

Non può esistere, infatti, a rigor di logica, in una qualsiasi discussione, ed a maggior ragione in una guerra, un senso unidirezionale della verità e quindi delle responsabilità su ciò che sta accadendo.

Quando ciò accade si passa inevitabilmente dalla Civiltà al campo dell’arbitrarietà e dell’irrazionalità (insomma dell’ormai ben noto e analizzato Pensiero Unico).

Irrazionalità che, ad esempio, si sta manifestando con tutta la propria forza da parte del nostro Paese, attraverso la scelta di voler sanzionare la Federazione Russa, in quanto queste sanzioni, come già comprovato in passato, non lederanno come auspicato l’economia di Mosca (già organizzata per simili tempeste e proiettata verso la Cina e gli altri colossi del BRIC) ma, semmai, le economie occidentali, e in particolar modo quella italiana.

Stiamo seriamente soffiando sul fuoco, non solo in ambito internazionale ma anche sul fronte interno rispetto alla coesione sociale del Paese.

La gravissima situazione dei pescatori e degli autotrasportatori, legata al caro carburanti, non è che la punta dell’iceberg: è umanamente impossibile pensare di poter fare a meno, dalla sera alla mattina, del 46% del gas russo, quando la realizzazione e l’attuazione di un serio piano B in ambito energetico richiederebbe, almeno, una decina d’anni … nel frattempo, la nostra economia e la convivenza civile che fine farebbero?

Suvvia, siamo seri!

O ci piaccia o non ci piaccia, dobbiamo necessariamente riconoscere che esistono ancora dei blocchi con le relative sfere d’influenza, e “cortili di casa” soprattutto (questi ultimi in primis il buon senso e un genuino anelito alla pace suggerirebbero di non insidiare). L’Ucraina, al di là di quello che possano pensare a Kiev e Bruxelles, ricade, di fatto, nel “cortile di casa” di Mosca.

D'altronde il segnale lanciato da Lavrov in quel di Turchia ci sembra abbastanza evidente. “Non ci fidiamo più dei nostri partner occidentali, vogliamo un incontro con gli Stati Uniti per avere, in fase di trattativa, la certezza che, in futuro, non vi siano atti antirussi in Ucraina”.

E’ su questo concreto e non ideologico punto cruciale, a nostro modesto parere, che il nostro Paese dovrebbe lavorare, e non a fomentare sanzioni, invio di armi, o odio culturale.

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L'Italia è stata per molti anni uno dei partner europei  più vicini alla Russia. Recentemente tuttavia, le relazioni tra la Russia e la UE si sono notevolmente deteriorate soprattutto dopo che i paesi occidentali hanno iniziato a parlare di "azioni aggressive" di Mosca ai confini dell'Ucraina. A questo proposito il Presidente russo Vladimir Putin, durante la sua ultima conferenza stampa di dicembre, ha osservato che l'Italia potrebbe svolgere un ruolo nella normalizzazione delle relazioni Russia-UE anche attraverso i negoziati tra la Russia e la NATO. In che modo l’Italia, a Suo parere, potrebbe favorire tale processo? La questione è stata discussa a livello diplomatico?

Ritengo che non ci sia bisogno di una qualche discussione separata sul fronte diplomatico. L'Italia, come membro autorevole dell'Alleanza Atlantica e dell'Unione Europea, potrebbe effettivamente svolgere un ruolo nella normalizzazione delle relazioni tra la Russia e l'Occidente, in primo luogo attuando approcci equilibrati e sviluppando il dialogo e i contatti, ma anche incoraggiando altri paesi della NATO e della UE a fare passi analoghi. Nella situazione intorno all'Ucraina, questa è, in linea generale, la politica adottata dall'Italia. Ecco alcuni esempi.

Il Protocollo conclusivo della recente riunione del Consiglio russo-italiano per la cooperazione economica, industriale e finanziaria definisce Russia e Italia partner strategici. Questo documento è stato firmato dai copresidenti del Consiglio: il Ministro del Commercio e dell'Industria della Federazione Russa e il Ministro degli Affari Esteri dell'Italia. Ricordo che solo cinque anni fa, quando Alto rappresentante della UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza era Federica  Mogherini, la Russia è stata ufficialmente privata del suo status di partner dell'Unione Europea.

Negli ultimi sei mesi, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro italiano Mario Draghi hanno avuto cinque colloqui telefonici improntati alla concretezza e all’interesse reciproco, nell’ambito dei quali hanno avuto uno scambio di opinioni su questioni di attualità dell'agenda bilaterale e internazionale inclusa la situazione intorno all’Ucraina.

Oggi, com’è noto, i paesi occidentali stanno preparando un altro pacchetto di sanzioni anti-russe. Alcuni le definiscono "infernali". In questo contesto assume particolare rilevanza l’incontro in videoconferenza che il 26 gennaio di quest'anno il presidente russo ha tenuto con i rappresentanti del mondo imprenditoriale italiano con i dirigenti delle più grandi aziende che lavorano con la Russia. Il dialogo è stato costruttivo e interessante. Ho avuto la possibilità di parlare con alcuni dei partecipanti italiani subito dopo la riunione. Tutti hanno sottolineato come il presidente russo conoscesse alla perfezione l'essenza e i problemi della cooperazione commerciale ed economica russo-italiana, e hanno evidenziato l’impostazione lungimirante della conversazione.

Sono ben lontano dall’idealizzare, ma nelle circostanze attuali vediamo nell’Italia un partner sempre favorevole a mantenere un dialogo con il nostro paese, anche nella difficile situazione attuale.

Un evento politico degno di nota in Italia è stata l’elezione di Sergio Mattarella a un secondo mandato presidenziale. Come valuta questa  rielezione in termini di ulteriore sviluppo delle relazioni russo-italiane? Quali contatti bilaterali di alto livello sono previsti per i prossimi mesi?

Sono d'accordo con la maggior parte degli esperti italiani e stranieri: l'elezione di Mattarella a un secondo mandato presidenziale è un fattore che rafforza la stabilità del Paese. Ci sono tutti i presupposti per credere che il governo di Mario Draghi resterà in carica fino alla fine naturale della legislatura, nella primavera del 2023. In Italia, com’è noto, l'attuale governo è il 67° dalla proclamazione della Repubblica nel 1946. Questa, naturalmente, è una questione esclusivamente interna nella quale non interferiamo mai. Ovviamente, però, ad ogni cambio di governo è necessario un certo periodo di tempo perché i nuovi leader entrino nel merito dell’agenda bilaterale, il che rischia di far perdere lo slancio su concrete questioni di cooperazione.

Vorrei fare una menzione speciale del messaggio di congratulazioni inviato dal Presidente della Federazione Russa al neoeletto Presidente dell'Italia in occasione del suo insediamento. Nel messaggio si afferma, in particolare, che le relazioni tra Russia e Italia si fondano su tradizioni di amicizia e rispetto reciproco.

C'è qualche certezza sui tempi dell'incontro 2+2 tra i ministri degli esteri e della difesa dei nostri Paesi? C'è già un ordine del giorno preliminare?

Non ci sono ancora date certe, ma ci sono alcuni riferimenti temporali. In linea di principio, la riunione dovrebbe svolgersi in Russia. Devo dire che si tratta di un importante formato di dialogo per lo scambio di opinioni su questioni bilaterali e internazionali. Vorrei ricordare che la Russia attualmente, tra tutti gli stati europei sostiene questo formato di interazione con Italia e Francia.

Ci sono piani per organizzare la prima visita in Russia del Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi?

Com’è noto, il presidente russo Vladimir Putin ha invitato il primo ministro italiano Mario Draghi a recarsi in visita in Russia. Mario Draghi ha ripetutamente dichiarato che il suo governo è ora concentrato soprattutto sul superamento delle conseguenze della pandemia di coronavirus e sull'attuazione del piano nazionale di recupero e resilienza. Inoltre negli ultimi mesi nel Belpaese si è svolto un vivace dibattito sull'elezione del presidente della Repubblica, dibattito che naturalmente ha calamitato anche l'attenzione del governo. Confidiamo che i nostri colleghi italiani formulino la propria posizione in merito alla visita.

In un recente incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e importanti rappresentanti dell'imprenditoria italiana, è stato notato che anche durante la pandemia siamo riusciti a mantenere la cooperazione economica ad alto livello. Il commercio bilaterale nel 2021 dovrebbe superare i 30 miliardi di dollari. Quali sono i principali motori di questa crescita? E ci sono prospettive di sviluppo della cooperazione in nuovi campi e settori?

Ha ragione, l'incontro di Putin con i principali imprenditori italiani è stato molto concreto ed è durato due ore e mezzo. Si è svolto un dialogo costruttivo sui principali indirizzi della cooperazione commerciale. Com’è noto, la cooperazione nel settore energetico è la base della nostra interazione. Il presidente ha assicurato ancora una volta i partner italiani sull'affidabilità delle forniture energetiche russe all'Italia. Ha sottolineato il fatto che, grazie ai contratti a lungo termine in essere, l'Italia acquista il gas russo a prezzi inferiori a quelli di mercato. Putin ha inoltre rilevato che nel 2021 le forniture sono aumentate di 2 miliardi di metri cubi rispetto al 2020. Tra gli altri driver di crescita dello scambio commerciale bilaterale, segnalo la localizzazione della produzione di aziende italiane in Russia, la cooperazione industriale e la realizzazione di progetti congiunti nel campo dell'energia "verde".

Continua il processo di transizione dalla fornitura di prodotti con etichetta "made in Italy" a una maggiore cooperazione produttiva basata sul principio del "made with Italy". Questo modello combina organicamente l'esperienza acquisita, la tecnologia delle aziende italiane e la produzione locale utilizzando risorse, forza lavoro e investimenti russi. Oggi in Russia operano più di 500 aziende italiane, molte delle quali hanno deciso di trasferire parte della loro produzione in territorio russo. Si tratta di aziende dei settori più diversi: dalla metallurgia (“Danieli Volga” a Dzerzhinsk) all'industria alimentare (il mulino di Barilla nella regione di Mosca e la produzione di carne di “Inalca” nella regione di Orenburg). Nel settore delle fonti energetiche rinnovabili, sul mercato russo opera attivamente Enel Russia, filiale del più grande gruppo elettrico italiano Enel. Un primo impianto eolico è stato costruito nella regione di Rostov e sono in corso lavori per costruire parchi eolici nella regione di Murmansk e nella provincia di Stavropol. Presso il parco eolico Kola nella regione di Murmansk è in fase di sviluppo un progetto congiunto con “Rusnano” per la produzione di idrogeno “verde”.

Tra i progetti recenti più significativi c'è l’entrata in esercizio della prima linea dell'impianto dell’Amur di trattamento del gas, alla cui inaugurazione  nel giugno 2021 ha partecipato il presidente della Federazione Russa (PAO “Sibur Holding” e “Maire Tecnimont”). I progetti per il 2022 prevedono la costruzione di un impianto di ammoniaca a Kingisepp (regione di Leningrado, “EuroChem” e “Maire Tecnimont”) e la creazione di una joint venture per produrre urea a Togliatti (“KuibyshevAzot” e “MET Development S.p.A.", con investimenti di circa 11 miliardi di rubli).

L'attuale tensione legata all'Ucraina sta influenzando l'attività imprenditoriale italiana e la sua partecipazione a progetti?

Naturalmente, la situazione intorno all'Ucraina e le minacce di sanzioni non aggiungono stabilità. Al contempo, gli imprenditori italiani non sono disposti a perdere gli spazi del mercato russo conquistati in decenni di lavoro. Come ho già detto, abbiamo più di 500 aziende italiane che lavorano in Russia e non hanno intenzione di chiudere la loro attività. Gli accordi esistenti continuano ad essere attuati e se ne firmano di nuovi.

Si prevede che quest’anno l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) prenda comunque in esame la registrazione nella UE del vaccino russo “Sputnik V”. C'è ancora interesse in Italia e a San Marino per il vaccino russo? Continuerà la cooperazione tra gli specialisti del centro russo Gamaleya e dell'Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani?

San Marino è stato uno dei primi Paesi europei ad autorizzare l'uso del vaccino “Sputnik V” sul suo territorio. Grazie alla consegna tempestiva del vaccino nella primavera del 2020, è stato possibile organizzare nel Paese una campagna di vaccinazione completa e ridurre drasticamente l'incidenza della malattia. L'alta efficacia del vaccino a San Marino è stata dimostrata nella pratica. Per quanto ne so, nel 2021, le autorità dello stato hanno deciso di concentrarsi su altri farmaci per una campagna di "richiamo" con vaccini eterologhi. Tuttavia, nella Repubblica rimane alto l'interesse per lo “Sputnik V”: molti sammarinesi hanno optato anche per una terza dose del farmaco russo. Solo pochi giorni fa, San Marino ha deciso di riprendere il cosiddetto "turismo vaccinale" offrendo ai cittadini stranieri la vaccinazione con “Sputnik Light”.

Per quanto riguarda l'Italia, nonostante lo “Sputnik V” non sia ancora certificato a livello governativo, l'interesse per il farmaco russo è molto alto. L'ambasciata riceve numerose richieste di cittadini italiani che desiderano essere vaccinati con il nostro farmaco. Purtroppo siamo costretti a farci guidare dalle normative in vigore in Italia, comprese quelle adottate a livello paneuropeo.

Da parte nostra, sollecitiamo tutti a non politicizzare la salute e l'efficacia dello “Sputnik V”, che è già utilizzato in più di 70 paesi con una popolazione totale di più di 4 miliardi di persone. Continuiamo a sollevare con le autorità italiane competenti la questione del riconoscimento reciproco dei certificati di vaccinazione e della registrazione ufficiale dello “Sputnik V” da parte delle autorità farmaceutiche europee e italiane. Risolvere questo problema sarebbe senza dubbio nell'interesse dei cittadini russi e italiani.

Al contempo vorrei menzionare l’efficace collaborazione, nell’ambito del memorandum bilaterale firmato nell'aprile dello scorso anno, tra il Centro Nazionale di Ricerca di Epidemiologia e Microbiologia “N. F. Gamaleya” e l'Istituto Nazionale di Malattie Infettive “L. Spallanzani”. Gli scienziati russi hanno già visitato Roma due volte per testare, insieme ai loro colleghi italiani, l'efficacia dei vaccini russi e di altri vaccini contro il coronavirus, compresa la variante omicron. Il relativo studio congiunto è già pronto. Prevediamo di organizzare nel corso dell'anno una visita a Mosca di specialisti italiani guidati dai massimi esponenti dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive “L. Spallanzani”.

I russi sono tradizionalmente molto interessati ai viaggi nel Belpaese. Possiamo confidare in una semplificazione per i nostri cittadini delle norme da rispettare per visitare l'Italia? Lei prevede una ripresa del flusso turistico dalla Russia per quest'anno, almeno nella stagione estiva?

La Russia è finora nella lista degli stati dal cui territorio è permesso l'ingresso in Italia solo per motivi urgenti di natura medica, professionale, educativa o umanitaria. Di fatto il turismo è escluso. Allo stesso tempo, periodicamente vengono pubblicati i dati relativi alle enormi perdite subite dal settore turistico italiano. È noto che, prima dell'epidemia COVID-19, ogni anno fino a 1 milione di turisti russi visitava l'Italia. Ora, il recente decreto del governo italiano ha introdotto alcuni alleggerimenti delle restrizioni in merito all’obbligo del “certificato verde” europeo di vaccinazione per i visitatori, in particolare dalla Russia. Tuttavia, non c'è ancora una risposta concreta su quando potranno riprendere i viaggi turistici dalla Russia. Ovviamente molto dipenderà da come si svilupperà la situazione epidemica. Vorrei ricordare che il nostro paese ha da tempo aperto le sue frontiere ai turisti italiani che possono rimanere nel nostro paese senza alcuna restrizione secondo il proprio programma di soggiorno.

Il primo Canale della televisione russa ha mandato in onda uno spettacolo di Capodanno legato all'Italia per il secondo anno di fila. Il programma musicale parodistico è stato apprezzato anche da milioni di italiani. Questa è probabilmente un'altra conferma che la cultura è una delle manifestazioni più importanti delle relazioni amichevoli tra i nostri popoli. Come valuta l'attuale livello di cooperazione culturale bilaterale e quali eventi eccezionali possiamo aspettarci quest'anno?

Apprezzo molto la cooperazione culturale e umanitaria tra la Russia e l'Italia. Questo è un caso concreto di quando la cultura va al di là della politica. Tra gli eventi recenti più eclatanti vorrei ricordare il monumento a F.M. Dostoevskij che, alla fine dell'anno scorso, in occasione della celebrazione del 200° anniversario del grande scrittore e filosofo russo, è stato eretto a Firenze, città dove il nostro eminente connazionale soggiornò più volte e dove completò il suo immortale romanzo “L’idiota”.

Lo scorso settembre si è tenuto a Milano il " Summit museale", a cui hanno partecipato i ministri della cultura di Russia e Italia, che ha lanciato l'Anno incrociato dei musei tra Russia e Italia. In questo quadro sono previsti più di 30 eventi, tra cui scambi di mostre e altri progetti tra i principali musei dei nostri paesi, così come tra istituzioni culturali di piccole città.

Proprio nei prossimi giorni (dall'11 al 14 febbraio) le città di Roma, Bari, Brescia e Milano ospiteranno una tournée dell'Orchestra del Teatro Mariinsky diretta da Valery Gergiev alla quale ho il piacere di invitare gli appassionati di musica italiani.

In conclusione, vorrei dire che le relazioni tra la Russia e l'Italia hanno profonde radici storiche, si basano sul reciproco rispetto, la simpatia e la vicinanza culturale e spirituale dei popoli dei due paesi. Per quanto riguarda l’attuale situazione specifica delle relazioni tra Russia e paesi dell'Occidente, come si dice, le crisi vanno e vengono, ma gli interessi nazionali degli stati rimangono e io parto dall’assunto che quelli di Russia e Italia sono in gran parte simili o paralleli, il che dà motivo di sperare in un ulteriore dinamico sviluppo delle nostre relazioni.

Con interesse e piacere pubblichiamo il testo integrale della nota dell’Ambasciata Russa, apparsa sul proprio sito nella giornata del 27 gennaio 2022, comunicato, quest’ultimo, denso di analisi storiche e riflessioni geopolitiche, sull’attuale crisi in Europa Orientale.

Abbiamo preso atto, provando persino una certa curiosità, dell’ennesimo esempio di propaganda semi-militare statunitense cortesemente presentato al pubblico dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia il 21 gennaio 2022 sotto il titolo “How Russia conducts flag operations”. Non è nostra intenzione commentare tali fantasie e mistificazioni ossessive, poiché rientrerebbe, piuttosto, tra i compiti di uno psichiatra. Probabilmente, a districare il caso saranno gli esperti del Walter Reed National Military Medical Center (Maryland), proprio quello dove nel 1949 mise fine alla sua vita l’ex Primo Segretario alla Difesa James Forrestal, ripetendo più volte prima del suicidio la frase “i russi stanno arrivando!

Già un noto esponente nazista che però non raggiunse il Processo di Norimberga consigliava all’epoca di mescolare alla menzogna delle semi-verità e persino la verità, per ottenere un effetto di credibilità. Raccomandazione seguita alla lettera dalla rappresentanza diplomatica statunitense a Roma nel divulgare le uniche informazioni veritiere sui contatti del Segretario di Stato Antony Blinken. E chi altri, se non gli USA, con la loro ricca esperienza di provocazioni a livello internazionale, sono gli esperi più competenti nelle sofisticate operazioni “sotto falsa bandiera”? 

Forse, i primi passi su questo terreno, Washington, li aveva già mossi nel lontano 1898, quando nel porto dell’Avana saltò in aria la corrazzata USS Maine, provocando la morte di 266 marinai e ufficiali statunitensi. Il ruolo del colpevole fu immediatamente assegnato al governo spagnolo e la tragedia servì da pretesto per scatenare la guerra ispano-americana. Solo parecchi anni dopo, quando furono recuperati i resti della nave affondata, venne fuori che l’esplosione era avvenuta non all’esterno della corrazzata, ma dentro. Tuttavia, nessuno, ovviamente, ebbe intenzione di presentare le scuse al Madrid e di restituire alla corona spagnola Cuba, Porto Rico, Guam e Filippine.

Nello stesso ordine di cose deve essere annoverato, indubbiamente l’incidente del Golfo del Tonchino, avvenuto del 1964. Oggi è ormai chiaro che il 4 agosto di quell’anno non ci fu nessun attacco da parte delle motosiluranti nordvietnamite contro i cacciatorpedinieri americani. Eppure, la Risoluzione del Tonchino, adottata dal Congresso statunitense, “a caldo” si rivelò un fondamento giuridico per coinvolgere le forze armate degli USA nel Vietnam, moltiplicando in questo modo il numero delle vittime e le sofferenze del popolo vietnamita. 

E cosa dire dell’intervento dell’esercito americano a Grenada nel 1983? Il presidente degli USA Ronald Reagan aveva escogitato un’ottima protezione per la cittadinanza statunitense nello stato caraibico per difenderla dalla fantasiosa “occupazione cubano-sovietica”. Come conseguenza si realizzò una vera e propria occupazione statunitense di Grenada, che servi da modello per l’intervento successivo anche a Panama del 1989.

Impossibile non menzionare a questo punto il famigerato discorso del Segretario di Stato degli USA Colin Powell all’ONU, quando nel 2003 agitava energicamente una fiala con polvere bianca a conferma del possesso da parte dell’Iraq di armi di distruzione di massa. In realtà non ci fu trovata nessuna arma, ma il danno alla sovranità dell’Iraq, provocato dalla guerra scatenata dagli USA, continua ancora oggi a essere avvertito nella vita di questo Paese. 

Sullo sfondo di queste provocazioni su vasta scala, quasi si perdono di vista  dei “pesciolini” come, ad esempio, il rapimento dell’imam Abu Omar a Milano, compiuto per mano degli agenti della CIA nel 2003 e il suo illegale trasferimento dall’Italia nello stesso anno. I colpevoli del sequestro di persona, condannati dal Tribunale italiano, non hanno però scontato la pena da infliggere.

Del resto, Ronald Reagan e Colin Powell ormai stanno rispondendo dei propri atti dinanzi ad un Giudzio molto più “in alto” della Corte Suprema degli USA. Mentre gli addetti alla propaganda in servizio presso l’Ambasciata statunitense in Italia, fedeli ai loro insegnamenti, continuano ligi ai loro compiti… "

 

 

Eccellenza,

come Le è certamente noto, prima del Santo Natale, il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, durante la solita conferenza stampa di fine anno, ha avuto parole di elogio e di sprone verso il nostro Paese.

L’encomio, nei nostri riguardi, si è avuto quando il Presidente Putin ha definito i rapporti tra Mosca e Roma, “buoni e stabili”, dal “carattere apartitico” e non ha mancato neanche di sottolineare come i colloqui telefonici intercorsi con Lei, Signor Presidente del Consiglio, siano stati “amichevoli e molto significativi; mentre l’incoraggiamento rivoltoci ad essere protagonisti sulla scena internazionale si è avuto nel passaggio in cui il leader russo ha affermato che: “l'Italia potrebbe avere un ruolo nel normalizzare le relazioni Russia-UE e anche a livello delle trattative che ci saranno tra Russia e NATO".

Siamo dunque, Signor Presidente, nella posizione di essere stati riconosciuti - da una tra le massime Potenze Mondiali che siederanno, il 10 gennaio 2022 a Ginevra, per parlare di Ucraina e sicurezza internazionale - quali mediatori privilegiati: dovrebbe essere un’occasione da non perdere!

So già, Ill.mo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, che, i soliti “falchi”, in Italia, L’avranno ampiamente sconsigliata circa il possibile prestare attenzione a simili lusinghe perché, a loro detta, un accettare il ruolo che la Russia vorrebbe affidarci “non servirebbe ad altro che a spaccare il fronte occidentale, ma così non è, non fosse altro perché questi stessi “falchi” sono le medesime lobbies che hanno spinto gli eserciti della NATO a pochi chilometri dal confine russo con l’unico risultato di:

  • Farci piombare in un inverno molto più freddo e “salato”;
  • Far effettuare, all’Armata Rossa, dei lanci dimostrativi del temibile missile ipersonico “Zircon”.

In entrambi i casi, a rimetterci, nell’immediato ed in futuro, saremo sempre e solo noi data, al di là delle buone intenzioni e dei progetti futuri, la nostra totale incapacità dell’essere energeticamente autonomi e di difenderci con nostre forze e risorse da siffatte tecnologie militari.

Dunque, in nome di cosa dobbiamo rafforzare un fronte che, come un cieco testardo, vuole andare a sbattere la testa contro il muro?

Ricordando le parole di PIO XII vogliamo invitarLa a riflettere sul fatto che, oggi più che mai: “nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”.

Ed una guerra, per essere considerata tale, non ha bisogno di essere combattuta necessariamente con le armi, bastano le intenzioni, le parole, la mancanza di accordo, il far finta di non comprendere minimamente le altrui ragioni, affinché i nefasti effetti si manifestinoe l’Italia, la nostra amata Patria, in questa nuova Guerra Fredda saldatasi con la pandemia, ha già avuto fin troppe vittime tra i nuovi poveri ed i nuovi emarginati.

Tornino quindi le Nazioni a parlarsi ed a rispettarsi, anche attraverso il gesto italiano, che se espresso nei momenti culminanti, può solo portare, per retaggio ormai ancestrale, Civiltà e Pace

Certo che Ella saprà far tesoro delle nostre modeste riflessioni ed apprezzerà le nostre preoccupazioni, con immutata stima Le auguro Buon Anno e Buon Lavoro.

 

Pescara lì 29/12/2021                                                        il Presidente

MITO: La Russia non è interessata al dialogo con la NATO

Confutazione:

La Russia non ha fatto nulla per peggiorare le relazioni con la NATO. La colpa del loro degrado è tutta in capo all'alleanza. Spetta al blocco nordatlantico prendere l'iniziativa per ripristinarle e trovare una via d'uscita dalla situazione di tensione creatasi.

Nel 2014, la cooperazione pratica civile-militare con la Russia è stata sospesa su iniziativa dell'alleanza. Nel 2016, quando la NATO ha proposto di convocare una riunione del Consiglio NATO-Russia (NRC), le siamo andati incontro. Fino al luglio 2019 in questo formato si sono svolte dieci riunioni. I rappresentanti russi hanno partecipato attivamente e con interesse allo scambio di informazioni sulle esercitazioni militari, discutendo della situazione in Afghanistan e della crisi sul trattato INF. Tuttavia la NATO ci ha ostinatamente imposto l’esame del tema ucraino, con il quale l'alleanza non ha nulla a che fare.

Noi sostenevamo la necessità di discutere di argomenti che fossero davvero rilevanti e funzionali per il Consiglio NATO-Russia: prima di tutto, la riduzione della tensione militare. Abbiamo avanzato proposte concrete in questo senso. Alla riunione del NRC del 31 maggio 2018, abbiamo chiesto di rinnovare il dialogo a livello militare per discutere le questioni che destano preoccupazione; di adottare misure reciproche per ridurre l'attività militare lungo la linea di contatto NATO-Russia (Baltico, Mar Nero, Artico); di migliorare il meccanismo di prevenzione di attività militari pericolose e di incidenti in aria e in mare, soprattutto nelle regioni del Baltico e del Mar Nero.

In un incontro con il comandante in capo del Comando supremo delle potenze alleate in Europa, T.Wolters, svoltosi a Baku il 10 luglio 2019, il capo di stato maggiore delle Forze Armate russe V.Gerasimov ha proposto una serie di misure supplementari per ridurre la tensione in Europa: spostare le aree di esercitazione operativa lontano dalla linea di contatto Russia-NATO, prevenire incidenti aerei e marittimi nella regione baltica dotando gli aerei militari di transponder, definire una distanza minima accettabile per l'avvicinamento di aerei e navi e proseguire, secondo la prassi, a scambiarsi informazioni sulle prossime esercitazioni e inviti di osservatori a parteciparvi.

Nel febbraio 2020, in un incontro con il segretario generale dell'Alleanza Stoltenberg a margine della conferenza di Monaco sulla sicurezza internazionale, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha esortato la NATO a rispondere alle nostre proposte sulla de-escalation, il che permetterebbe di discuterle nella riunione del Consiglio NATO-Russia. Ma non abbiamo ricevuto nulla in risposta.

L'8 maggio 2020 Serghey Lavrov ha inviato un messaggio al segretario generale dell'alleanza proponendo di ridurre le esercitazioni militari e mantenere la moderazione nella zona di contatto NATO-Russia durante la pandemia di COVID-19. È stata confermata la validità delle proposte precedentemente inviate ai membri della NATO.

Dopo che gli Stati Uniti hanno intenzionalmente e con il pieno sostegno dei loro alleati distrutto il trattato INF, la Russia ha adottato una serie di misure unilaterali volte a garantire la prevedibilità e la moderazione nella sfera missilistica, e ha lanciato l'iniziativa di sviluppare queste misure su base reciproca con la partecipazione dei paesi della NATO. In particolare, abbiamo invitato gli alleati a seguire l'esempio costruttivo della Russia rispondendo con una moratoria sul dispiegamento in Europa di missili terrestri a medio e corto raggio con qualsiasi tipo di armamento e concordando con noi misure di verifica.

Tuttavia, invece di una serie completa di passi di de-escalation, la NATO ha suggerito di limitarsi a modernizzare il Documento di Vienna 2011 (VD 2011). Per quanto riguarda l'uso dei transponder nei voli degli aerei militari sul Baltico, ha esclusivamente sottolineato la necessità di attuare le raccomandazioni già presentate dal gruppo di Progetto per il Mar Baltico sotto l’egida dell’ICAO, convocato in conformità con la "Niinistö Initiative". Tra l’altro la Russia sta rispettando queste raccomandazioni, mentre i caccia della NATO si alzano costantemente e ostentatamente in volo durante i sorvoli dell’aeronautica russa, accompagnati da una montatura propagandistica. L'alleanza non ha mostrato disponibilità a lavorare insieme per concordare le distanze di sicurezza di aerei e navi, richiamandosi ad accordi bilaterali tra la Russia e un certo numero di paesi del blocco per prevenire incidenti in alto mare e nello spazio aereo sopra di esso. Tuttavia, si è ben lontani dall’avere tali accordi con tutti gli stati membri della NATO.

Anche le iniziative russe "post-INF" sono state respinte con pretesti inverosimili: la riluttanza degli Stati Uniti a limitare la propria capacità di proiezione vicino ai nostri confini e di creare ulteriori rischi diretti per la sicurezza russa è mascherata dalle accuse infondate della NATO secondo cui avremmo già schierato missili precedentemente vietati dal trattato INF. Queste affermazioni false sono state ripetutamente confutate da noi con fatti convincenti alla mano.

L'accesso dei nostri diplomatici al quartier generale dell'alleanza e i contatti con il Segretariato internazionale sono stati limitati il più possibile. Dopo il 2014, la NATO ha ridotto unilateralmente le dimensioni della nostra missione diplomatica a Bruxelles: nel 2015, nel 2018 e anche nell'ottobre 2021, quando ha annunciato la decisione di revocare l'accreditamento di otto membri del personale della Missione Permanente, accusandoli indiscriminatamente di spionaggio, tagliando l’organico a 10 persone. Con tale personale, è impossibile assicurare il normale funzionamento della missione. Inoltre, Stoltenberg ha ammesso che questa mossa non era collegata a nessun evento specifico, ma era presumibilmente basata su informazioni dei servizi di intelligence.

La domanda sorge spontanea: chi non è interessato al dialogo e chi ha fatto di tutto perché questo dialogo non continui?

MITO: La Russia sta destabilizzando la situazione nell'Euro-Atlantico

Confutazione:

Siamo interessati a mantenere un'architettura di sicurezza stabile in Europa e nella regione euro-atlantica, basata su accordi internazionali e sulla Carta delle Nazioni Unite. Tuttavia, Washington, con il tacito consenso dei suoi alleati della NATO, negli ultimi anni ha costantemente distrutto i meccanismi giuridici internazionali che funzionavano correttamente.

L'esempio più eclatante è la crisi intorno al Trattato INF. Appena due settimane dopo essersi ritirati dal trattato nell'agosto 2019, gli Stati Uniti in segno di sfida hanno testato un missile di una categoria precedentemente vietata dall'accordo, cioè il missile da crociera a medio raggio Tomahawk. Inoltre, tale lancio, effettuato da una versione terrestre del lanciatore universale Mk-41, ha confermato pienamente la fondatezza delle rivendicazioni russe contro le infrastrutture strategico-militari Aegis Ashore degli Stati Uniti e della NATO dispiegate ai confini russi, rivendicazioni che abbiamo presentato agli Stati Uniti per molti anni nel contesto del trattato INF senza alcuna risposta costruttiva da parte loro.

Peraltro , gli USA continuano attivamente le attività di R&S e di test su una vasta gamma di altri sistemi missilistici terrestri a corto e medio raggio. Allo stesso tempo, risuonano dichiarazioni dei militari americani sulla necessità di passare al più presto al loro dispiegamento in Europa e nella regione Asia-Pacifico. Questo dimostra chiaramente che il ritiro dal trattato di non proliferazione delle armi nucleari da parte di Washington è stato guidato dall’ambizione degli Stati Uniti di sbarazzarsi delle restrizioni allo sviluppo di capacità destinate a esercitare una forte pressione sui paesi classificati da Washington come "rivali" e "probabili avversari", piuttosto che da mitiche "violazioni" del trattato INF da parte della Russia.

Da parte sua, il presidente russo Vladimir Putin ha presentato iniziative concrete per stabilizzare la situazione nel contesto della fine del trattato INF, iniziative di cui i paesi della NATO continuano a “infischiarsene”.

MITO: La NATO è un'alleanza difensiva la cui espansione non minaccia la Russia

Confutazione:

L'intera difesa collettiva della NATO si concentra sul "fianco orientale". L'alleanza apparentemente non ha altri problemi. Il terrorismo, le minacce alla sicurezza provenienti da altre regioni non sono così importanti come il pericolo che si presume sia rappresentato dalla Russia.

L'espansione incontrollata dell'alleanza e l'assorbimento di sempre più territori è accompagnata dal dispiegamento di infrastrutture militari in loco, che vengono utilizzate per potenziare con la forza la retorica conflittuale della NATO e possono essere eventualmente utilizzate, tra l’altro per accelerare il trasporto di mezzi militari pesanti e di personale delle forze armate dei paesi membri dell'alleanza ai confini del nostro paese. Negli Stati dell'Europa orientale-membri della NATO si costruiscono poligoni di tiro e siti di preposizionamento di mezzi bellici pesanti. Vengono fornite opportunità per la presenza militare straniera sul territorio di quegli stati, presenza che in ultima analisi è al limite della violazione se non della lettera, almeno dello spirito dell'Atto fondativo NATO-Russia del 1997.

La NATO svolge le cosiddette “missioni di condivisione nucleare", (nuclear sharing) che contravvengono alle disposizioni del Trattato di non proliferazione nucleare. In Europa sono situate più di 200 strutture militari degli Stati Uniti e della NATO, una parte significativa di esse in Europa centrale e orientale, nel Baltico e nella regione del Mar Nero. Poi sarà il turno dei paesi balcanici. Allo stesso tempo, la NATO sta negando alla Russia il diritto di agire per salvaguardare gli interessi di sicurezza nazionale addirittura sul proprio territorio. Tutto ciò non può non suscitare la nostra preoccupazione e comporta inevitabilmente adeguate misure di risposta difensiva da parte nostra.

L'allargamento dell'alleanza aumenta la tensione. La NATO accusa la Russia di attività militari nelle zone di contatto. Ma tali zone sono emerse proprio in seguito all'allargamento della NATO.

MITO: La Russia provoca l'escalation della situazione al confine con l'Ucraina

Confutazione:

Le azioni della Russia sono di natura puramente difensiva. Negli ultimi tempi abbiamo registrato un aumento significativo della presenza militare della NATO nella regione del Mar Nero. Gli accessi di navi da guerra con armi missilistiche a bordo, i sorvoli dell’aviazione strategica statunitense e le esercitazioni su larga scala, anche straordinarie, sono diventate più frequenti. Quasi ogni settimana, le nostre strutture di controllo registrano più di 50 aerei da ricognizione e droni che volano lungo i nostri confini.

La NATO ci mette deliberatamente alla prova inviando navi da guerra e aerei in zone vicine ai nostri confini, costringendo la Russia a rispondere. La nostra risposta è adeguata, proporzionata e contenuta.

L'Alleanza ci accusa di incrementare la nostra presenza militare in Ucraina, riferendosi alla Repubblica di Crimea. Ricordiamo che questo territorio fa parte della Federazione Russa, e le nostre forze armate sono lì legalmente. Inoltre, la Crimea è stata storicamente sede non solo della Flotta del Mar Nero, ma anche di unità della fanteria di marina, della difesa costiera e di altre unità terrestri, nonché dell'aeronautica.

MITO: la presenza della NATO aumenta la sicurezza regionale

Confutazione:

Questa è un'illusione. È il caso di ricordare le conseguenze dei bombardamenti della NATO sulla Jugoslavia, la distruzione della statualità della Libia. L'ultimo esempio è l'Afghanistan. La presenza ventennale dei contingenti NATO nella Repubblica Islamica dell’Afghanistan e poi la loro precipitosa "fuga" non ha raggiunto nessuno degli obiettivi previsti. La situazione è solo peggiorata.

Oggi, l'alleanza cerca ancora una volta di andare oltre la sua tradizionale area di responsabilità, per estendere la sua visione dell'ordine mondiale a nuove regioni. Per realizzare questi obiettivi trascina i partner. La NATO propone sempre di "essere amici contro qualcuno". La nuova ondata di espansione geografica della sfera di interesse della NATO nella regione Asia-Pacifico è di natura apertamente conflittuale. L'Alleanza sta cercando di trasformare questa parte del mondo da uno spazio di cooperazione in una zona di attiva competizione geopolitica..

La dichiarazione del cyberspazio e del cosmo come "ambienti operativi" della NATO, anche nel senso dell'articolo 5 del Trattato di Washington, mina gli sforzi internazionali per stabilire meccanismi giuridicamente vincolanti per prevenire l'uso di queste sfere per scopi militari.

 

Fonte: https://www.mid.ru/ru/foreign_policy/rso/-/asset_publisher/0vP3hQoCPRg5/content/id/4975308

Pubblichiamo integralmente la risposta della Portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, Maria Zakharova, al Direttore del quotidiano “la Repubblica”, Maurizio Molinari, in merito all’articolo “Carri armati e migranti: la morsa di Putin sull’Europa“, apparso sul detto giornale il 13 novembre scorso:

<< Ho letto con entusiasmo il Suo articolo, dottor Maurizio Molinari, su Repubblica. Era da molto tempo che non vedevo un’assurdità così deliziosa.

Capisco perché nessuno della Sua redazione lo abbia firmato e Lei si sia assunto in prima persona la responsabilità di questa vergognosa missione. Nessun giornalista che si rispetti vorrebbe il suo nome sotto il titolo “Carri armati e migranti: la morsa di #Putin sull’#Europa“.

Andiamo per ordine.

L’articolo dice: “…abbiamo visto l’arrivo di unità militari russe al confine con l’#Ucraina: stiamo parlando di almeno 90.000 uomini con relativi mezzi blindati ed artiglieria… l’esercito ha stabilito una base a Yelnya, 260 km a nord del confine ucraino”.

Probabilmente, dottor Molinari, Lei ha ascoltato le affermazioni statunitensi secondo cui la Russia starebbe concentrando truppe al confine con l’Ucraina, ma non ha letto il comunicato ufficiale del Ministero della difesa ucraino, che smentisce le fobie statunitensi. Lei per definizione chiaramente ignora la posizione di Mosca. E perché dovrebbe, quando può scrivere della “creazione di una base con mezzi blindati ed artiglieria a Yelnya” senza alcun fact-checking. Non c’è nessuna base. Nel nostro Paese non esistono affatto basi militari. Esiste la dislocazione di unità delle forze armate russe sul nostro territorio nazionale. E questo è assolutamente un nostro diritto sovrano, che non viola gli impegni internazionali assunti e appartiene, come, tra gli altri, ama dire la #NATO, alle “attività di routine”.

Ma il Suo sproloquio sulla realtà russa non finisce qui. Lei scrive che Yelnya si trova a km. 260 dal confine ucraino. E dunque i nostri carri armati sono sul confine o a km. 260 da esso? Se il direttore di Repubblica ha un’idea confusa di dove sia Yelnya (anche se non lo credo, visto che le ha dedicato un intero articolo) forse sarà più informato sulla collocazione della Svizzera tra Francia e Italia. E la distanza è addirittura inferiore ai 260 km. Ma non è che domani la Repubblica scriverà che Berna è a un passo dall’attaccare Italia e Francia contemporaneamente, visto che tutte le truppe svizzere sono più vicine ai confini di questi Paesi di quanto non sia Yelnya all’Ucraina?

Il difetto di tale logica non sembra ovvio ai lettori del Suo giornale Repubblica? Quello che Lei si permette di fare non è consentito a un giornalista perbene.

“… Nel 2014 la Russia intervenne dopo la sconfitta nelle presidenziali ucraine del candidato da lei sostenuto…. Ora la minaccia di invasione punta a tenere sotto scacco il nuovo presidente ucraino Volodymyr Zelensky” – prosegue l’articolo.

E chi sarebbe il “candidato della Russia” che avrebbe perso le elezioni nel 2014? Si riferisce a Yanukovych? Candidato non della Russia, ma delle regioni sud-orientali dell’Ucraina. E non ha perso, ha vinto, e non nel 2014, ma nel 2010. Inoltre, aveva vinto le elezioni precedenti, nel 2004. Ma per impedirgli di andare al potere allora, l’opposizione ucraina, sostenuta dai protettori occidentali, ha escogitato una procedura inconcepibile, una parodia della democrazia – un “terzo turno” di elezioni, e ha fomentato una “rivoluzione arancione”, trascinando Victor Yushchenko alla presidenza dell’Ucraina. E nel 2010 Viktor Yanukovych ha vinto di nuovo, con un ampio sostegno dalle regioni del sud-est dell’Ucraina, ma l’Occidente non ha avuto alcuna possibilità di ribaltare di nuovo la scelta del popolo ucraino. Gli #USA e l’#UE hanno deciso di rimandare il putsch a un momento più favorevole. Momento che si è presentato nel 2013, quando Viktor Yanukovych è diventato improvvisamente immeritevole, rimandando la firma dell’accordo di associazione con l’Unione europea. Nel giro di un paio di mesi, in Ucraina si è tenuta un’altra “Maidan” sotto la guida degli Stati Uniti, con la sottosegretaria di Stato americano Nuland che distribuiva soldi, panini e promesse di sostegno incondizionato ai “rivoluzionari”. E nel 2014, caro Direttore, Viktor Yanukovych non si è candidato. Ha lasciato l’Ucraina perché se fosse rimasto lì, sarebbe stato ucciso dai radicali ucraini che hanno sparato, picchiato a morte e bruciato centinaia di loro connazionali.

La Sua non conoscenza della sostanza della questione è sorprendente.

Anche se mi è piaciuta molto l’espressione “tenerlo sotto scacco” che Lei usa in riferimento alla politica russa in Ucraina e personalmente a Vladimir Zelensky. Prima di tutto è un’espressione bellissima. In secondo luogo, non mi pare che gli scacchi siano vietati, vero? O solo se i russi non vincono?
L’unico problema è che in Ucraina ora non c’è un re, infatti i pedoni possono trasformarsi solo in regine.

La politica della Russia nei confronti della sovranità dell’Ucraina fin dalla sua indipendenza ha avuto come unico obiettivo la costruzione di relazioni di buon vicinato. Quello che è successo nel 2014 in #Crimea è qualcosa che spieghiamo di continuo, ma che in Occidente viene costantemente ignorato. Ogni tentativo di esporre i fatti si scontra con “articoli”, simili al Suo, che distorcono la percezione della realtà.

Ma lo ripeterò ancora una volta. Nel 2014, dopo il colpo di stato incostituzionale in Ucraina, ennesimo risultato dell’ingerenza occidentale negli affari di uno stato sovrano, il popolo che vive in Crimea ha fatto la sua scelta storica, è sfuggito al dilagante estremismo nazionalista e illegale tenendo un referendum che in precedenza aveva molte volte cercato di organizzare, ma che gli era sempre stato vietato.

La prossima volta che sulle pagine del Suo giornale apparirà qualcosa sulla “volontà illegittima del popolo di Crimea”, siate così gentili da ricordare ai lettori che in #Kosovo non c’è stato assolutamente alcun referendum, ma i Paesi occidentali, compresa l’Italia, ne hanno riconosciuto la “sovranità”. E questo nonostante la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che indica esplicitamente l’integrità territoriale della Serbia, intendendo il Kosovo come parte di essa.

Veniamo ora ai migranti: “Putin crea parallelamente un’altra situazione di crisi sostenendo il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko nella decisione di far arrivare migliaia di migranti da Asia e Medio Oriente fino alla frontiera polacca per creare un nuovo, esplosivo, fronte di attrito con l’Unione europea”.

Dottor Molinari, pare che Lei abbia letto molti “rapporti dal campo” polacchi visto che ripete come un mantra tutte queste infinite accuse contro Alexander #Lukashenko e per qualche motivo contro il presidente russo per aver “creato un esplosivo fronte di attrito” e una “situazione di crisi”. Ma dice sul serio?

Viene voglia di rimandarla al sito del Ministero dell’Interno italiano, in particolare alla sezione “Statistiche dell’immigrazione”. Bene, questo meraviglioso sito web italiano è stato recentemente aggiornato e scrive nero su bianco che il numero di migranti che vengono maltrattati attraverso il confine dalle forze dell’ordine polacche non è niente in confronto al numero di clandestini dall’Africa lasciati entrare nell’UE attraverso il suo territorio dalla sola Italia. In soli tre giorni di novembre: più di duemila persone. Dall’inizio dell’anno – quasi 60 mila (e molti di loro attraverso la #Libia devastata dall’occidente, di cui parleremo in seguito). Gli attuali eventi sul Bug sono solo una vivida immagine (che però dimostra chiaramente fino a che livello di disumanità possono arrivare le guardie di frontiera di uno stato membro dell’UE).

Ora la domanda è: quando Repubblica scriverà che gli Stati Uniti e i paesi della NATO hanno “creato un esplosivo fronte di attrito e una situazione di crisi in Europa” con le loro azioni folli?

Bruxelles dovrebbe cercare le vere cause della crisi migratoria dell’UE nelle vecchie dichiarazioni dei leader della coalizione anti-Iraq, anti-Libia, dei capi di stato e di governo di quei paesi che hanno istigato la “primavera araba” e per 20 anni in #Afghanistan hanno fatto non si sa cosa.

L’articolo prosegue così: “è interessante come tutto ciò coincida con l’imminente inaugurazione del #NordStream2, che aumenterà la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di gas russo, e con l’ostilità di Mosca a raggiungere accordi sul clima…”

Qualche parola sul gas, sulla “dipendenza dell’Europa” e sull’ecologia, visto che ha deciso di mettere insieme più o meno tutti i temi all’ordine del giorno (in quello che chiama “editoriale”). L’Italia da sola riceve fino a 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia. Mosca non ha mai tradito o ingannato Roma sulle consegne di gas. Come può in coscienza un giornalista italiano parlare con un tono così becero dei fornitori russi di idrocarburi?

Lei personalmente, dottor Molinari, non ama il gas russo? Molto bene. Ho una grande idea: Maurizio per protesta riscaldi la sua casa con copie de La Repubblica.

Chi Le dà il diritto di insultare il nostro Paese con calunnie nauseanti? È alla ricerca dello scoop? Ho una super esclusiva per Lei. Pubblichi una frase di verità sul Suo giornale: “Non c’è fornitore di gas all’Europa più affidabile della Russia”.

Ora parliamo della “dipendenza”, una parola di cui chiaramente non capisce il significato. La vita di tutti noi dipende da un numero enorme di cose, senza le quali cesseremmo di esistere: acqua, sole, ossigeno, ecc. Questo La fa impazzire? Per quanto riguarda il gas russo, la situazione è molto più certa dei terremoti in Sicilia o dell’acqua alta a Venezia : il gas c’è, c’era e ci sarà. La smetta di confondere i lettori e di farsi prendere dal panico.

Gioisca per ogni nuovo giorno, anche se tutto in questo mondo è interdipendente: le persone dipendono l’una dall’altra, la vita dipende dal sole, le piante dall’acqua.

Fondamentalmente non ha senso commentare i Suoi giudizi sulle politiche ambientali della Russia: le nostre priorità in questo settore (molto avanzate anche per gli standard europei) sono state enunciate dal presidente russo nell’ambito degli eventi multilaterali ad alto livello conclusisi di recente. Per favore, dottor Molinari, quando si occupa dell’agenda russa, segua almeno le dichiarazioni che vengono fatte nel Suo Paese. Nel suo videomessaggio al vertice del #G20 (tenutosi a Roma, Maurizio!) il presidente Putin ha detto senza mezzi termini: “La Russia sta sviluppando a ritmo spedito il settore energetico a basso contenuto di carbonio. Oggi, la quota di energia proveniente da fonti praticamente senza carbonio – e questo include, come sappiamo, il nucleare, l’energia idroelettrica, l’eolico e il solare – supera il 40% e, se aggiungiamo il gas naturale – il combustibile a più basso contenuto di carbonio tra gli idrocarburi – la quota raggiunge l’86%. Questo è uno dei migliori indicatori del mondo. Secondo gli esperti internazionali, la Russia è tra i leader nel processo di decarbonizzazione globale”.

E infine la Libia “…nella tela europea del presidente Putin c’è anche la Turchia … soprattutto per la convergenza di interessi in Libia nel riuscire a scongiurare le elezioni in programma il 24 dicembre per eleggere un governo”.

Qui Le voglio ricordare che la firma del rappresentante russo si trova sotto il documento finale della seconda conferenza di Berlino sulla Libia, e la Russia è una di quelle (poche, a dire il vero) parti che, anche nelle attuali difficili circostanze, hanno promosso la normalizzazione e il dialogo politico nel Paese distrutto dall’Occidente. La Russia ha partecipato ad alto livello (ministro degli esteri #Lavrov) alla recente conferenza internazionale sulla Libia a Parigi, e ha concordato la dichiarazione finale. Il ministro ha sottolineato più volte, anche durante discorsi pubblici, che la cosa principale ora è rispettare il calendario che i libici stessi hanno concordato un anno fa, soprattutto per quanto riguarda lo svolgimento delle elezioni generali, sia presidenziali che parlamentari. Lo vede, spero, che questo contraddice completamente quello che Lei scrive?

Se vogliamo parlare della tela in cui l’Europa è caduta, dovrebbe ricordare come l’Occidente abbia alterato la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Libia. Le ricordo che nel 2011 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU aveva dichiarato una no-fly zone sulla Libia, che è stata utilizzata da alcuni paesi della NATO, non per proteggere i civili, ma per bombardarli, con la conseguente distruzione dello stato libico, il barbaro assassinio di Gheddafi e la pluriennale crisi migratoria in Europa, di cui l’Italia è prima vittima. Non lo sa? Mi contatti, sono sempre disponibile a raccontarLe molte cose interessanti, compreso a quale link corrisponde il sito dell’#ONU.

A parte mi soffermo su qualcosa che non balza agli occhi a prima vista. Lei pone la domanda “come reagirà l’Ue di Macron, Scholz e Draghi alla sfida ibrida russa in pieno svolgimento”.

La risposta è breve: in nessun modo. Non reagiranno in alcun modo, perché non c’è “nessuna sfida ibrida russa”. È un’invenzione, come tutto il Suo articolo. La smetta di alimentare questo mito per entrare nelle grazie di politici russofobi. Rispetti i Suoi lettori. Gli italiani non meritano bugie così sfacciate >>.

Buon compleanno Presidente Putin, grande guida del popolo russo e amico degli italiani

С Днём Рождения, Президент Путин, великий вождь русского народа и друг итальянского народа